Amici sul lavoro, sì o no? Chiunque lavori in un ufficio di più persone può aver considerato almeno una volta, e almeno un/a collega, come amici: si passano molte ore al giorno fianco a fianco, per buona parte dei giorni dell’anno, si condividono esperienze professionali, positive o negative che siano, ci sono dei momenti di relax da passare assieme, dal pranzo alla pausa caffè, e inevitabilmente esce anche qualcosa di personale, dai problemi di salute ai figli. E però, le relazioni che si instaurano in ufficio possono davvero essere di amicizia? E nel caso in cui lo fossero, è positivo o negativo?
Amici sul lavoro: il lato oscuro delle relazioni professionali
Sul fatto di poter essere o meno amici sul lavoro anche i ricercatori che si occupano professionalmente di indagare queste dinamiche sono discordanti. Uno degli ultimi studi è stato pubblicato dall’Academy of Management Review e ha un titolo che non lascia spazio a dubbi: Friends Without Benefits: Understanding the Dark Sides of Workplace Friendship. La ricerca parte dalle caratteristiche fondamentali delle relazioni di amicizia (informalità, volontarietà, visioni comuni e aspetti socio-emotivi) e da quelle dei rapporti professionali (ruoli formali, vincoli involontari, scambi professionali e obiettivi strumentali). Tradotto: gli amici si frequentano quando vogliono, come vogliono, la pensano più o meno uguale su molti aspetti e condividono tempo ed esperienze per il piacere di farlo; i colleghi sono obbligati a frequentarsi secondo orari e modalità stabilite dal datore di lavoro, non necessariamente la pensano allo stesso modo, e devono collaborare per raggiungere un fine, che è quello dell’azienda.
Amici sul lavoro o solo colleghi?
C’è di più, perché negli uffici tra le persone si instaurano necessariamente tensioni latenti che possono non combaciare con i rapporti di amicizia: le relazioni economiche (c’è chi guadagna di più seppur ricoprendo ruoli simili), la competizione per gli avanzamenti di carriera, i vantaggi eventuali di svolgere determinati compiti, i rapporti con i superiori. Tutti aspetti che generano tensioni più o meno evidenti e che difficilmente possono essere superati da una relazione d’amicizia.
Tuttavia c’è anche chi – per esempio un gruppo di ricercatori della Rutgers University – sostiene che invece l’amicizia sul lavoro non solo è possibile ma è anche positiva: chi considera i colleghi, o almeno alcuni di essi, come amici sarebbe anche più efficiente, produttivo, disposto a un maggior coinvolgimento personale nel lavoro e in definitiva un lavoratore su cui fare affidamento. A sostegno di questa tesi anche un esperimento pubblicato su Personality and Social Psychology Bulletin che ha confrontato le performance di squadre di lavoro composte da amici con quelle di squadre di lavoro composte da estranei: le squadre di amici performerebbero di più e meglio di quelle composte da estranei.
Che fare quindi? Coltivare rapporti di amicizia oppure limitarsi a relazioni formali e professionali? Forse il segreto è non farsi illusioni, godere di relazioni più amichevoli e sincere rispetto a quelle puramente professionali, accettare i rapporti formali quando non c’è feeling, e provare a vivere al meglio le molte ore, e i molti giorni, che si passano in ufficio, fianco a fianco con i colleghi.