Sempre più persone scelgono il bike to work: ecco una guida semplice per andare al lavoro in bicicletta in totale comfort e sicurezza
Se c’è una cosa che la pandemia ci lascerà sono gli incentivi al Bike to Work, il fatto cioè di usare la bici – o comunque qualunque mezzo di mobilità green & light – per fare il tragitto casa – lavoro. Durante il primo lockdown ci siamo resi conto di quanto tempo (e quanti soldi) abbiamo risparmiato evitando il commuting in auto. E alla ripresa della Fase 2 nell’estate 2020 in molti hanno preferito la bicicletta ai mezzi pubblici, anche garantirsi un po’ di distanziamento interpersonale. Ma passata l’emergenza iniziale, per molti ora si tratta di convincersi che il Bike to Work può essere davvero una risorsa: in termini economici, in termini di salute, in termini di praticità e volendo anche in termini ambientali.
Ma convincersi ad andare stabilmente al lavoro in bici non è facile, e sono tante le remore da sgomberare: e se arrivo tutto sudato? Ma non è pericoloso? Ma bisogna essere allenati? E se piove? E se torno a casa al buio dopo il tramonto? Vediamo allora una piccola guida pratica che aiuti a elencare i pro e i contro del Bike to Work e a prendere la decisione migliore.
1. Quanta strada si può fare in bicicletta tra casa e lavoro?
Dipende, ovviamente. C’è chi è molto allenato e ne fa anche parecchia, ma non è questo il caso. Mettiamola così: finché casa e lavoro sono all’interno della stessa città, non è il caso di porsi il problema. Milano, da parte a parte, sono una quindicina scarsa di km, Roma poco più. In bicicletta, anche senza essere “allenati” sono distanze tali per cui non ci si affatica, non si suda e si guadagna tempo anche rispetto ai tempi di percorrenza (sicuramente rispetto alle auto, spesso anche rispetto ai mezzi pubblici considerando gli altri spostamenti necessari).
Diverso il caso in cui si debba fare commuting da una città, o comune, a un altro. Anche qui, una decina di km sono facilmente fattibili, anche considerando tratti di strade aperte e non urbanizzate (gli edifici in qualche modo riparano da vento e altri agenti che possono affaticare durante la pedalata). Oltre questa distanza la bici comincia a non essere più vantaggiosa in termini di tempo, lo rimane in termini economici, e forse può valer la pena di pensare a qualche modalità ibrida (treno + bici o auto + bici).
2. Che bicicletta serve per andare da casa al lavoro?
Una bicicletta comoda, pratica e almeno revisionata da un ciclista. Poi davvero ormai ci sono biciclette per tutti i gusti: comode e-bike per la città, veloci bici da commuting per chi deve fare più km, pratiche bici pieghevoli per chi usa i mezzi o l’auto e vuol fare solo l’ultimo tratto urbano in bici, e infine le utilissime e-bike con motore elettrico e pedalata assistita per chi non si sente abbastanza allenato.
3. È pericoloso andare in bici al lavoro?
Sì e no. Sì nella misura in cui l’Italia non è ancora un Paese bike-friendly come altri, ma i dati sugli incidenti che coinvolgono i ciclisti, comunicati ogni anno dell’Asaps – Associazione sostenitori e amici polizia stradale vanno letti senza paure. Sempre pi città si stanno attrezzando per la viabilità ciclistica, i percorsi dedicati e separati aumentano di giorno in giorno,e per muoversi nel traffico in sicurezza è bene conoscere gli articoli del codice della strada che riguardano le biciclette.
4. E se piove o diventa buio?
Più che il caldo, sono freddo, pioggia e buio a spaventare i commuter a due ruote. E la soluzione è semplice: attrezzarsi. Per il buio bastano le luci anteriore e posteriore (che sono obbligatorie e almeno sulle city bike sono già di serie), per freddo e pioggia ci sono capi d’abbigliamento e accessori (come zaini per il computer) a prova di uragano. Un piccolo investimento iniziale che si ripaga nel tempo.
5. E se sudo troppo?
Sì, il caldo non è il miglior amico dei ciclisti, soprattutto in un Paese mediterraneo come il nostro. Ma non c’è da spaventarsi. Nell’ora in cui vai e vieni dal lavoro il sole non picchia forte, e soprattutto al mattino c’è ancora un po’ di fresco della notte. E comunque per le distanze di cui sopra siamo ben prima di cominciare davvero a sudare: al massimo puoi arrivare nelle stesse condizioni in cui arriveresti con un mezzo pubblico, né più, né meno.
6. E se mi rubano la bici?
Ecco, questo invece è un problema a cui pensare con attenzione, soprattutto se la bici comincia ad avere un certo valore. Molte aziende si stanno organizzando con parcheggi ad hoc per le bici, una soluzione può essere quella di portarsela dentro all’ufficio, accanto alla scrivania (o comunque alla postazione di lavoro) oppure di attrezzarsi con lucchetti antifurto davvero sicuri (costano qualche decina di euro ma funzionano). In ogni caso, con il boom di vendite di biciclette e del loro utilizzo, sono comparse anche delle assicurazioni specifiche per chi usa la bici per andare al lavoro: RC, furto e danni sono coperti con poche decine di euro l’anno.
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