Chi ha inventato lo smile?

Pare che ogni giorno la combinazione di tasti : – ) che significa smile, sorridi, venga utilizzata alcuni miliardi di volte. Lo sostiene chi monitora il tono delle conversazioni online e su device come smartphone e tablet, e non si fatica a credergli. Quello che forse si fatica a credere è che la faccina del …

Chi ha inventato lo smile?

Pare che ogni giorno la combinazione di tasti : – ) che significa smile, sorridi, venga utilizzata alcuni miliardi di volte. Lo sostiene chi monitora il tono delle conversazioni online e su device come smartphone e tablet, e non si fatica a credergli. Quello che forse si fatica a credere è che la faccina del sorriso ha quasi 40 anni, e come tante altre cose di uso quotidiano (come i Post-it, lo scotch, nel senso del nastro adesivo, la gomma da cancellare e pure la penna Bic) anche lei è stata inventata quasi per caso.


La storia è già stata raccontata sicuramente il 19 settembre 2012, trentesimo anniversario dell’invenzione dell’emoticon smile da parte di Scott Fahlman, un professore di informatica presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania (Stati Uniti). Quello ce forsi pochi sanno è che, come racconta Il Postil professor Fahlman non ha ricavato 1 dollaro dall’invenzione del simbolo grafico probabilmente più famoso del mondo.


L’invenzione dell’emoticon nacque da una semplice esigenza: scambiandosi messaggi solo in forma scritta, a volte alcuni partecipanti al BBS (“Bulletin Board System”, una specie di forum che permetteva di pubblicare messaggi e altri contenuti su una bacheca virtuale) avevano qualche problema a capire quando il tono di una risposta era sarcastico o scherzoso, cosa che portava immancabilmente a discussioni infinite e a litigi furiosi (“flame”).


A metà settembre del 1982, tra gli argomenti di discussione sul BBS usato da Fahlman ne comparve uno con una serie di ipotesi sugli effetti di un ascensore in avaria e in caduta libera: un uccello intrappolato al suo interno avrebbe continuato a volare? Una candela si sarebbe spenta? Quale poteva essere la reazione di un grumo di mercurio? La cosa era nata per scherzo, ma qualche partecipante l’aveva presa lo stesso molto sul serio e originò una nuova discussione, questa volta sulla necessità di trovare un segno grafico condiviso da tutti in modo da identificare facilmente il tono scherzoso di una risposta.

La combinazione di tasti e l’idea piacquero immediatamente e cominciarono a diffondersi su altri BBS e successivamente sulle pagine Web e nei forum di Internet fino a tributargli l’ufficiale paternità dell’emoticon. Tuttavia Fuhlman non ha difficoltà ad ammettere che tentativi simili erano già stati fatti prima di lui (addirittura nell’Ottocento su alcune riviste satiriche) se non su Arpanet, l’antenato di Internet, su cui, nel 1979, dei proto-emoticon erano stati utilizzati per indicare le affermazioni scherzose.


In ogni caso Fulhman continua ancora oggi nel suo lavoro accademico sulle intelligenze artificiali di cui parla in modo molto divulgativo sul suo blog Knowledge Nuggets.