Puntuale, con il grande caldo, arriva il dilemma su cosa sia meglio, per abbassare le temperature in casa e in ufficio, tra il ventilatore e il condizionatore. Insomma, quando i rimedi naturali per combattere il caldo non funzionano, meglio accendere un ventilatore o dotarsi di un condizionatore?
La risposta, come sempre, dipende: dalle temperature, dalle dimensioni degli ambienti e dal budget a disposizione. Vediamo dunque i pro e i contro dei due sistemi.
Intanto, nel vademecum contro il caldo pubblicato dal Ministero della Salute la scorsa estate, si consiglia esplicitamente il condizionatore: i ventilatori si limiterebbero a smuovere l’aria, senza abbassare le temperature, incentivando sudorazione e disidratazione.
I ventilatori infatti non abbassano la temperatura reale ma solo quella percepita: fino a 32°C possono ancora dare sollievo senza complicazioni; oltre è necessario abbassare la temperature e/o il tasso di umidità.
I condizionatori abbassano invece la temperatura, ma è importante che non scenda mai oltre i 25 – 27°C per evitare eccessivi sbalzi termini (oltre alle continue diatribe tra uomini e donne sulla temperatura ideale).
I condizionatori richiedono una costante manutenzione, soprattutto per quanto riguarda la pulizia dei filtri, ricettacolo di polveri e batteri.
Dal punto di vista dei consumi energetici non c’è paragone: un condizionatore o climatizzatore consuma energia per circa 700 Watt all’ora, un ventilatore normalmente 50 Watt. In soldoni son circa 3 euro al giorno per un impianto di climatizzazione di medie dimensioni e di uso domestico.
Se ci sono ancora le pale a soffitto, meglio tenerle spente: non fanno altro che spingere di nuovo in basso l’aria calda che tende a salire verso l’alto. Meglio allora un ventilatore a piantana, da posizionare a debita distanza dalla nostra postazione, e facendolo ruotare sul proprio perno per muovere tutta l’aria che si trova nell’ambiente.