Domande inaspettate ai colloqui di lavoro

Ci sono domande inaspettate ai colloquio di lavoro che sono dei trabocchetti per svelare lati della personalità e del carattere

Domande inaspettate ai colloqui di lavoro

Le domande inaspettate durante il colloquio di lavoro sono sempre più frequenti, e non è facile capire il perché un responsabile delle risorse umane debba chiedere a un candidato come come “Quante mucche ci sono in Canada?” o “Quanti Big Macs vende ogni anno McDonald’s in America?” (a meno che non ci si candidi per lavorare al ministero dell’Agricoltura canadese o da McDonald, ovviamente). Eppure queste domande così strane sono soprattutto domande trabocchetto, per indurre i candidati a “tradirsi” rivelando informazioni o aspetti di sé che si tenderebbe invece a nascondere.


Ci sono domande che servono a capire la personalità di un candidato (“Quali sono le qualità dei tuoi genitori che ti piacciono di meno?“; “Sei tu, la persona più intelligente che conosca?“) e altre che servono a testarne il coraggio (“Dimmi qualcosa di vero, su cui nessuno è d’accordo con te“). Altre servono per vedere se perdi la calma (“Se tu avessi impostato il cellulare in modalità silenziosa, e suonasse davvero forte nonostante fosse senza suoneria, che cosa mi diresti?” oppure “Come ti descriveresti in una parola?“) e altre che servono a capire le modalità di pensiero del candidato, dal punto di vista creativo (“Un pinguino cammina attraverso quella porta in questo momento indossando un sombrero. Che cosa dice e perché è qui?“) oppure logico (“Scegli una città e calcola quanti accordatori di piano vi operano“), analitico (“Cosa faresti per guadagnare soldi da un chiosco di gelati in Central Park?“).


Infine ci sono domande che hanno a che fare con l’etica del lavoro e che, per quanto inaspettate, sono le più pericolose: “Hai mai rubato una penna dal lavoro?” è la più classica di queste perché è chiaro che tutti, almeno una volta nella vita, hanno usato per fini propri una penna, o della carta, o del materiale di cancelleria dell’ufficio, ed è altrettanto chiaro che gli intervistatori non sono interessati al danno economico del furto di una penna Bic dall’ufficio. È che rispondere “mai!” fa scivolare nella categoria dei bugiardi, perché è davvero impossibile che non sia mai accaduto, ma anche rispondere “spesso…” è deleterio, perché minimizza quello che, a tutti gli effetti, è e rimane un problema per le aziende.


Ma la domanda più strana e a trabocchetto rimane sempre e comunque “Cosa faresti se vincessi tot milioni di euro alla lotteria?“, perché nella risposta c’è tutta la propria motivazione, passione, etica e trasporto verso il lavoro, ed è ciò che spesso più interessa ai recruiter.