La quarantena non è sempre malattia

La quarantena non è sempre malattia: dipende se la dichiara un'autorità sanitaria oppure una amministrativa per un lockdown

La quarantena non è sempre malattia

La quarantena non è sempre malattia, e in tempi di aumento del contagio da Coronavirus, isolamenti fiduciari, quarantene vere e proprie, difficoltà a fare i tamponi e gli altri esami, è davvero utile sapere se, nei confronti dell’azienda, si è in malattia o altro. E a chiarirlo è proprio l’INPS, con una nota sul proprio portale, in cui spiega che in caso di isolamento non scattano automaticamente le procedure legate alla malattia.
La distinzione, dal punto di vista dell’INPS, dipende da chi ordina la quarantena, o isolamento che sia.
Se la quarantena è imposta da un operatore sanitario – medico di base, ASL o ATS – in presenza di una positività conclamata, allora è ovviamente considerata malattia anche dal punto di vista previdenziale. Analogamente chi è posto in isolamento perché entrato in contatto con un positivo, in attesa di tampone, è da considerarsi in malattia, in quanto sottostante a un provvedimento dell’autorità sanitaria. In questo caso inoltre, sempre dal punto di vista dei rapporti di lavoro e previdenziali, non può lavorare in smart working, benché asintomatico o non malato.
Diverso il caso in cui si attivasse un nuovo lockdown, o un coprifuoco: in questo caso se è un’autorità amministrativa a richiederlo – presidente di regione, sindaco, governo – e ciò impedisse di recarsi e svolgere il proprio lavoro, allora non si può ricorrere alla malattia con l’integrazione da parte di INPS.
C’è poi un caso particolare, cioè quello dei lavoratori che devono recarsi all’estero e fare un periodo di quarantena prima di potersi muovere liberamente: anche questi giorni di quarantena imposta (benché da un’autorità estera) non sono considerati dall’INPS come malattia. perché la tutela per malattia non può che «provenire sempre da un procedimento eseguito dalle preposte autorità sanitarie italiane».