Leadership: la semplice domanda che può trasformare un capo in un leader

A proposito di leadership, chiedere "tu cosa ne pensi" è la domanda che trasforma un semplice capo in un vero leader positivo

Leadership: la semplice domanda che può trasformare un capo in un leader

Secondo una recente ricerca dell’University College London l’82% dei dipendenti al mondo non si fida del proprio capo, il 50% dichiara di aver lasciato (o di volerlo fare) il proprio lavoro per colpa del proprio superiore, e circa il 70% dei dipendenti non si sente coinvolto nel lavoro che svolge. Numeri (drammatici) che dicono una cosa: c’è un problema di leadership. Quando il capo non ispira fiducia e demotiva i dipendenti al punto da indurli a lasciare il posto di lavoro, è chiaro che non può essere considerato un buon leader. Ma come fare per diventare un leader positivo e utile alla propria azienda? Cominciare a porre, sempre e a tutti, una semplice domanda: “Tu cosa ne pensi?”.

La domanda che può trasformare un capo in un leader

“Tu cosa ne pensi?” è la domanda che può trasformare un (semplice) capo in un (vero) leader perché ha in sé numerose conseguenze che vanno oltre la risposta che si ottiene.

Avere feedback sinceri e utili

I capi sono spesso soli, o meglio isolati. Non tanto nel senso che devono prendere da soli decisioni importanti quanto nel senso che non hanno vere e concrete possibilità di confronto. Anzi, è piuttosto naturale che al capo si dia sempre ragione, che gli si forniscano le risposte che vuole sentire, che nei suoi confronti si sia compiacenti a dismisura (salvo poi magari contestarne di nascosto le scelte…). Chiedere apertamente “Tu cosa ne pensi?” a qualunque collaboratore significa rompere quell’isolamento e riuscire a ottenere davvero feedback sinceri e utili, risposte che possono aiutare a prendere le decisioni giuste.

Dare importanza alla squadra

In un’organizzazione grande e complessa ci sono infiniti dettagli che necessariamente sfuggono ai capi. Inutile quindi pensare che il capo possa prendere la decisione giusta da solo, perché inevitabilmente ci sarà qualcosa che gli sfugge, non conosce e non considera. Porre la domanda “Tu cosa ne pensi?” significa dare importanza alla squadra, farla funzionare dando a tutti la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, le proprie competenze e conoscenze, far fruttare il proprio talento. È una forma diversa e utile di umiltà, l’umiltà di non sapere tutto.

Motivare tutti

Chiedere “Tu cosa ne pensi?” significa squarciare il velo su un aspetto che, nella stragrande maggioranza dei casi, aspetta solo di essere portato in superficie: tutti hanno interesse che le cose funzionino al meglio, che si possa lavorare bene, in modo profittevole, limitando i problemi e creando il successo dell’azienda e dell’organizzazione. Coinvolgere significa motivare, e motivare significa far crescere.