Non si può chiedere al collega "Hai fatto il vaccino?" (secondo il Garante della Privacy)
Per il Garante della Privacy né il datore di lavoro né i colleghi possono chiedere "hai fatto il vaccino" a un lavoratore
“Hai fatto il vaccino?” è la domanda più ricorrente di questo periodo. Tra amici, parenti, conoscenti ci si chiede se si è già stati vaccinati, se si è fatta la prenotazione, se si ha intenzione di vaccinarsi e, non ultimo, quale vaccino si ha avuto e se ci sono state conseguenze. Be’, tutto questo è possibile finché non si varca la porta del proprio posto di lavoro, dove la domanda “Hai fatto il vaccino?” è off-limits. A dirlo è il Garante della Privacy che già a febbraio ha pubblicato sul proprio sito le linee guida su un tema che è senza dubbio spinoso.
Dal punto di vista del rispetto della privacy la questione è molto semplice: i dati sanitari sono categorie particolari di dati personali che vanno sempre tutelate in tema di privacy. E il legislatore europeo su questo non deroga nemmeno nelle condizioni dell’attuale pandemia per la quale, secondo altri, lo stato di vaccinazione non è un fatto privato ma incide sulle possibilità di diffondere il virus ad altre persone.
Dalla posizione del legislatore europeo e del Garante della Privacy discendono alcune conseguenze che riguardano la vita lavorativa e professionale delle persone. Per esempio che il datore di lavoro non può chiedere informazioni ai propri dipendenti circa lo stato vaccinale, né in modo informale né in modo formale (per esempio chiedendo copia della documentazione di avvenuta vaccinazione). Secondo il Garante questo vale anche per il Green Pass, che servirà per le vacanze ma anche per le trasferte di lavoro, e non è possibile nemmeno con il consenso del lavoratore:
«Il datore di lavoro non può considerare lecito il trattamento dei dati relativi alla vaccinazione sulla base del consenso dei dipendenti, non potendo il consenso costituire in tal caso una valida condizione di liceità in ragione dello squilibrio del rapporto tra titolare e interessato nel contesto lavorativo».
Il datore di lavoro inoltre non può nemmeno richiedere informazioni sullo stato vaccinale dei propri dipendenti al medico competente, il quale eventualmente li può trattare solo per la verifica dell’idoneità alla mansione lavorativa, e questo vale anche relativamente all’accesso ai luoghi di lavoro. Cioè, il datore non può chiedere al lavoratore se è stato vaccinato, ma casomai sarà il medico competente a stabilire se, vaccino o meno, il lavoratore è idoneo alla mansione o meno, senza “svelare” se è stato vaccinato o no.