Pensiamo (quasi) sempre che il lavoro sia quell’attività che inizia e finisce quando ‘timbriamo il cartellino’, e invece sempre più head hunter e responsabili del personale delle aziende cercano nei curricula esperienze e passioni in grado di raccontare chi siamo, come ci comportiamo nelle situazioni di stress, se abbiamo doti di leadership, se siamo potenzialmente …
Pensiamo (quasi) sempre che il lavoro sia quell’attività che inizia e finisce quando ‘timbriamo il cartellino’, e invece sempre più head hunter e responsabili del personale delle aziende cercano nei curricula esperienze e passioni in grado di raccontare chi siamo, come ci comportiamo nelle situazioni di stress, se abbiamo doti di leadership, se siamo potenzialmente buoni manager o se semplicemente siamo degli ottimi, disciplinati membri di una squadra (qui intanto i 6 consigli per scrivere un CV ottimale).
Perché vi raccontiamo questo? Perché recentemente ci siamo imbattuti in un post interessante scritto da Maurizio Napolitano su Che Futuro, il blog che parla di innovazione e sviluppo digitale in Italia. Maurizio Napolitano è un ricercatore nel settore degli Open Data e dei beni digitali, ed è anche un allenatore. Di giorno è in ufficio, la sera si mette in tuta e allena squadre di pallavolo, e nel post traccia un interessante parallelo tra le doti e le competenze richieste a un allenatore e quelle necessarie per essere un buon leader e manager in azienda.
Alla pallavolo devo molto, da giocatore mi ha insegnato lo spirito di sacrificio, a sapere apprendere dalle sconfitte e a confrontarmi con i miei limiti e collaborare con le persone.
Allenare vuol dire essere leader e gestire persone. Non è semplice e si hanno grandi responsabilità.
Da allenatore ho imparato che, per essere un leader, devi essere prima di tutto te stesso.
Acquisire consapevolezza del proprio potenziale è una caratteristica importante quando si riveste un ruolo di leadership.
La leadership porta poi ad avere potere, e da qui la necessità di imparare a gestirlo.
Sottolineare gli errori non è sicuramente il modo migliore per aiutare nella crescita individuale, anzi, spesso diventa l’alibi migliore per credere di aver risolto problemi.
Un leader deve essere in grado di gestire e valorizzare le caratteristiche e i ruoli di ogni singolo componente di un gruppo.