Quando desideriamo quella promozione, quando finalmente la otteniamo con conseguenti incarichi aggiuntivi e del tutto nuovi o quando ci proponiamo per un lavoro in quell’azienda che ci piace tanto, tendiamo a porre notevoli aspettative (e quindi pressioni!) sui noi stessi perché è forte la paura di non riuscire, di non essere all’altezza o di ottenere un rifiuto. Sebbene questo istinto sia del tutto naturale, spesso però perdiamo di vista le lezioni positive che un insuccesso può insegnarci. Ci dimentichiamo che dietro a un errore o a un esito che non è andato proprio come avremmo voluto, si può nascondere un’ottima opportunità: la possibilità di trarre un insegnamento per crescere, non solo come dipendente ma anche a livello personale. Scopriamo insieme cinque buoni motivi per trasformare in un’opportunità anche quella che al momento ci appare come una catastrofe!
Il tallone d’Achille
Quando ci viene affidata una nuova mansione in ufficio, ci ritroviamo faccia a faccia con le nostre lacune e difficoltà. Impariamo cosa non riusciamo a svolgere così bene e in quali ambiti abbiamo bisogno di rafforzare le nostre abilità e competenze. Ricordatevi sempre però anche l’altro lato della medaglia: insieme ai talloni d’Achille, scoprirete anche i vostri punti di forza. Magari siete assi di Excel, ma il primo pensiero all’idea di fare una presentazione o di chiamare al telefono un potenziale cliente vi assale un senso di paura e smarrimento. Scoprire di non riuscire a fare qualcosa come vorremmo o come avremmo pensato, ci pone tuttavia davanti all’eccezionale possibilità di esplorare modi per migliorare. Quando capita qualcosa di negativo al lavoro come, ad esempio, un progetto che non va a buon fine, l’organizzazione di un evento il cui esito non va come sperato, ecc. ci fermiamo a riflettere e tali riflessioni sono importantissime per rivoluzionare il nostro modo di lavorare o di relazionarci agli altri, aiutandoci anche a implementare nuove strategie volte al miglioramento. Ad esempio, possiamo rivolgerci a un collega o al nostro capo per chiedere assistenza e dal confronto possono scaturire rassicurazioni ma anche stimoli e spunti interessanti da mettere in atto. Oppure possiamo intraprendere un corso specifico orientato al potenziamento di una particolare capacità. Finché non eseguiamo un’attività, non sapremo a quale livello sono le nostre competenze e il fatto di iniziare a eseguirla, ci consente ogni volta di fare un passo avanti verso il miglioramento. Cosa ne pensate del riconoscere le lacune con obiettività e cercare di intraprendere azioni per migliorarle? Secondo noi, si tratta di un ottimo segnale di…
Volontà di crescita
Le revisioni al lavoro e le riunioni con il capo sono tutte occasioni che, oltre a far luce sul vostro operato, vi consentono anche di discutere o di dimostrare come avete trasformato un momento di difficoltà in un’opportunità di crescita. Cosa avete imparato? In che modo tale lezione vi è servita per migliorare? Tutto ciò è sintomo di professionalità, maturità, integrità e correttezza, al contrario del nascondere la testa sotto la sabbia sperando che tra queste gomme si nasconda quella in grado di fare la magia sperata. I vostri capi ne rimarranno positivamente colpiti e ciò risulterà in un maggiore senso di fiducia nei vostri confronti. Sarete considerati più affidabili, propositivi e positivi, e vi saranno assegnate maggiori responsabilità. Anche se siamo sempre animati dal desiderio di dare il meglio, nessuno è immune dagli errori e tutti abbiamo aspetti su cui lavorare. È proprio qui che si cela il percorso che ci renderà tra tot anni lavoratori dotati di competenze e capacità migliori rispetto a oggi, impedendoci di rifare gli stessi errori ma anche insegnando ad altri ciò che abbiamo appreso dalla nostra esperienza.
Chi non risica…
Il rischio, per sua natura, comporta un certo grado di incertezza. Se all’avvio di un progetto due opzioni sembrano entrambe valide, a volte la decisione finale può basarsi sull’istinto. Spesso è stato proprio l’istinto a guidare alcune delle scelte più azzeccate. Altre volte, l’opzione più sicura si è invece tramutata in un esito sbagliato. Ciò che emerge tuttavia da una scelta rischiosa è la volontà di seguire qualcosa in cui crediamo. Dimostra spirito di iniziativa e desiderio di sfidare il modo di pensare più convenzionale. Rischiare equivale anche a provare e se la prima opzione non funziona, è possibile esplorarne una seconda o una terza. Un insuccesso è il primo passo verso il successo: ci permette di capire cosa non funziona per affinare la mira sul bersaglio desiderato.
Avrete meno paura di sbagliare di nuovo
Inizieremo a considerare un errore o un passo mancato verso un obiettivo auspicato come una possibilità per trarne un insegnamento, piuttosto che come un evidenziatore o marcatore che ci contrassegnerà a vita in maniera negativa. Ciò ci aiuterà a non abbatterci, a considerare l’evento con positività, ad abbandonare i vecchi schemi, a sviluppare il pensiero laterale – ossia un approccio logico e indiretto al problem-solving mediante l’osservazione del problema da diverse angolazioni, rispetto alla modalità tradizionale focalizzata su una soluzione diretta – e ad avere meno paura davanti a un nuovo tentativo o alla possibilità di sbagliare nuovamente, sempre nell’ottica di aver dato il meglio. Si impara sul cammino ed è quindi normale cambiare leggermente il metodo per provare di nuovo.
È successo a tutti
Ogni persona all’interno dell’organico ha delle scadenze da rispettare e degli obiettivi da raggiungere. Una società dispone di una buona cultura aziendale se sprona i propri dipendenti al costante miglioramento; questo non significa tuttavia che sussista sempre un problema nel caso in cui le aspettative non siano state soddisfatte. Se ci guardiamo attorno in ufficio, vedremo colleghi con capacità differenti e di grado diverso: ognuno con i propri punti di forza da offrire all’azienda. Se pensiamo che nessuno si sia mai trovato davanti a qualche difficoltà, dobbiamo comprendere che è successo anche ai migliori tra noi. E per un incoraggiamento a non arrenderci e a riprovare a centrare l’obiettivo, ricordiamoci le parole di qualcuno che di obiettivi né ha centrati parecchi, precisamente canestri. Michael Jordan, infatti, oltre ad essere stato escluso dalla squadra del liceo, ha affermato: “Ho sbagliato più di novemila tiri, perso quasi trecento partite, ho sbagliato il tiro decisivo affidatomi dai miei compagni per 26 volte. Ho fallito molte volte ed è per questo che, alla fine, ho vinto tutto.”
Con questi cinque suggerimenti, speriamo di avervi offerto alcuni spunti concreti per analizzare con positività un insuccesso e trasformarlo in un’opportunità di miglioramento. Ora vogliamo che siate voi a scendere in campo e a raccontarci la vostra storia. Come avete superato una difficoltà al lavoro? Condividete con noi le vostre esperienze sulla nostra pagina Facebook Viking Italia.