10 comportamenti tossici che ti devono far scappare dal tuo posto di lavoro
Ci sono comportamenti pratici e più o meno volontari, da parte di management e colleghi, che possono rendere l'ufficio invivibile.
Il benessere, inteso come ecosistema di valori e pratiche, è ormai entrato nelle politiche di recruiting e in quelle di ricerca del posto di lavoro di moltissime persone. E se in molte società la meritocrazia, i comportamenti etici, il rispetto delle diversità sono pilastri fondamentali del proprio fare business, ci sono però tuttavia anche tanti comportamenti tossici che ti devono far scappare dal tuo posto di lavoro.
Quando un ambiente di lavoro è tossico
Riconoscere quando un ambiente di lavoro è tossico non è facile. Non è facile, per non dire che è impossibile capirlo e riconoscerlo prima, per esempio in fase di colloquio. Ma è spesso difficile riconoscerlo anche quando ci si è nel mezzo. Una specie di sindrome di Stoccolma o di dipendenza psicologica che si instaura e che è difficile disinnescare. Ma già conoscere i comportamenti da ritenere inaccettabili e tali da farci dire che no, questo non è il posto di lavoro giusto per me. Si tratta di tutti quei comportamenti che intaccano una cultura del lavoro positiva e collaborativa. Cioè, il modo in cui si fanno le cose in un'azienda.
10 comportamenti tossici che ti devono far scappare dal tuo posto di lavoro
1. Reprimere l’intelligenza emotiva: pensare che il lavoro sia solo una questione di competenze e funzioni e cancellare del tutto l'intelligenza emotiva tra le persone è la strada diretta per la distruzione del team.
2. Impedire la job rotation: certo non ovunque e non per tutti è possibile prevedere una job rotation, ma laddove è possibile (anche solo svolgendo la stessa mansione su un progetto diverso) è un potentissimo strumento di motivazione e crescita del team.
3. Non premiare: i complimenti servono ma non bastano, e di tanto in tanto anche i lavoratori hanno bisogno di sentirsi valorizzati e gratificati con qualcosa di concreto. Sì, proprio aumenti di stipendio, bonus, buoni acquisto, buoni regalo o benefit.
4. Non festeggiare i successi: la celebrazione dei successi, del team, di un dipartimento ma anche di altri collaboratori è uno stimolo per tutti, e anche un (piccolo ma utile) modo per fare team building.
5. Dimenticare la meritocrazia: chi è bravo va avanti è la regola base dei team che funzionano. Ma se ad andare avanti è qualcuno con meno competenze, meno meriti (e magari più protezioni) allora tutto crolla. È anche una questione di leadership.
6. Essere poco accoglienti: è sempre parte della cultura aziendale, ed è quella cosa per cui anche il nuovo arrivato, anche chi passa in ufficio 1 giorno a settimana, anche chi arriva da un'altra sede si sente parte di un unico gruppo. Accogliere significa condividere, e nel business si condividono la visione e la cultura aziendali per prime.
7. Non concedere fiducia: il controllo ossessivo, l'incapacità di delegare, la mancanza di fiducia reprimo l'iniziativa e creano pericolose dinamiche di micro management distruttive come i rivoli d'acqua.
8. Non avere empatia: si torna all'intelligenza emotiva e alla leadership. Qualunque sia lo stile di management, l'ascolto attivo e l'empatia da parte del capo prevengono malumori o incomprensioni.
9. Reprimere il senso di iniziativa: ciascun lavoratore è come una microimpresa individuale all'interno di una organizzazione più grande. Reprimere il senso di iniziative annulla ogni slancio al miglioramento.
10. Non avere una missione comune: la mission e la vision, che spesso non si capisce bene cosa sono, servono proprio a questo, a far sentire tutti parte di un progetto preciso e più grande.