7 consigli per aprire la partita IVA

Costi da sostenere, adempimenti fiscali, iscrizioni a INPS e INAIL, codice Ateco: tutti i consigli per aprire la partita IVA e mettersi in proprio

7 consigli per aprire la partita IVA

Aprire la partita IVA può essere una soluzione interessante soprattutto di questi tempi in cui è sempre più difficile trovare e mantenere un impiego fisso. Bisogna tuttavia sapere che ci sono dei pro ma anche numerosi contro che riguardano l’apertura della partita IVA e l’avvio di una propria attività e che prima di farlo è bene seguire i consigli su come fare per aprire la partita IVA, quanto costa mantenerla, quali adempimenti occorre seguire, cosa comporta aprire una partita IVA e quali e quanti adempimenti fiscali all’anno ci saranno.

Come aprire la partita IVA

Aprire la partita IVA è tutto sommato semplice: ci si può recare presso l’Agenzia delle Entrate della propria zona con il proprio documento di identità in corso di validità e compilare il modello AA9/12, per le persone fisiche, o il modello AA7/10 per le società. Tutto questo dal 2019 sarà possibile farlo anche telematicamente e gratis senza recarsi di persona presso l’Agenzia delle Entrate ma tramite la Comunicazione Unica del Registro delle Imprese.

Cosa sapere prima di aprire una partita IVA

Benché sia molto più semplice, facile, veloce ed economico rispetto al passato aprire una partita IVA, ci sono tuttavia tante cose da sapere prima di aprire una partita IVA. Intanto nei modelli AA9/12 o AA7/10 bisogna da subito dichiarare il tipo di attività che si intende esercitare e farne una descrizione che deve essere chiara e ampia per evitare di trovarsi con delle limitazioni successive (per esempio, se si vuole aprire un laboratorio di pasticceria, potrebbe aver senso inserire anche la possibilità di effettuare anche un servizio bar, qualora gli affari andassero bene e si volesse allargare il proprio business). Inoltre bisognerà decidere a quale regime fiscale si intende aderire, se forfettario e a contabilità ordinaria, e sapere che oltre all’apertura della partita IVA sarà necessario anche aprire una posizione contributiva (in pratica la pensione) presso l’INPS o altre casse previdenziali nel caso di iscritti agli ordini professionali, e se previsto dal tipo di attività anche una posizione assicurativa presso l’INAIL.

Aprire una partita IVA: regime fiscale forfettario o a contabilità ordinaria?

La prima decisione da prendere è poi quella del regime fiscale al quale aderire se forfettario o a contabilità ordinaria. Optare per il regime forfettario significa soddisfare alcuni requisiti: non superare il tetto di ricavi imposto dalla Legge di Stabilità 2016, in base al proprio ATECO; non superare quota 20.000 euro lordi in costi d’ammortamento per beni strumentali; non superare quota 5mila euro lordi per spese relative a collaboratori. Se non è soddisfatta almeno una di queste condizioni si ricade nel regime della contabilità ordinaria.

Quanto costa gestire una partita IVA

Gestire una partita IVA costa, anzi prevede una serie numerosa di costi. Intanto ci sono i costi per la propria attività, che possono essere i più diversi (affitto di locali, acquisto di strumenti per l’esercizio della propria attività, dai macchinari a computer e cancelleria, costi di telefonia e connessione Internet, auto o mezzi di trasporto strumentali, etc) e che possono essere ammortizzati e detratti o dedotti dal fatturato. Poi ci sono ovviamente le tasse da pagare: nel caso del regime forfettario l’aliquota sostitutiva Irpef e Iva è al 5% per i primi 5 anni, al 15% a partire dal sesto; nel caso del regime ordinario l’IRPEF e l’IRAP sono in % rispetto ad alcuni scaglioni di fatturato, poi c’è l’IVA, con anticipi e saldi. Oltre a ciò ci sono i contributi previdenziali che, a seconda delle casse previdenziali, hanno una quota fissa annuale e % diverse rispetto al lordo e al netto del fatturato. Infine c’è il costo del commercialista.

Aprire una partita IVA: serve il commercialista?

Sì, per aprire la partita IVA serve il commercialista. Sarebbe bene individuarne uno già prima di procedere con l’apertura della propria impresa, per farsi guidare nella compilazione corretta dei moduli (o nell’iscrizione tramite il Registro delle Imprese) ma poi le scadenze fiscali e contributive sono tali e tante che è a tutti gli effetti un altro lavoro che si sommerebbe alla propria attività.

Quanto costa un commercialista?

Quanto costa un commercialista? Dipende, dato che si tratta di un’attività libero professionale in regime di mercato. Tuttavia si possono individuare dei range di costi in base al tipo di regime fiscale prescelto e al volume d’affari previsto o presumibile: per una ditta individuale / libero professionista nel regime agevolato forfettario mediamente si tratta di 500 euro l’anno (dove mediamente può andare dai 300 agli 800 euro a seconda del fatturato); per ditte individuali e società di persone con regime semplificato si parte dai 1000 euro l’anno per salire fino anche a 5000 euro in funzione del fatturato e del numero di fatture; oltre si tratta di ditte e società di persone con regime fiscale ordinario e volumi di fatturato già importanti.

Conviene aprire una partita IVA?

Ribadito che aprire una partita IVA presuppone un forte spirito imprenditoriale per fare fronte a tutto quanto detto finora, poi non è detto che convenga sempre e comunque, anzi. In linea di massima con un potenziale fatturato fino a 5.000 euro l’anno, frutto per esempio di poche attività saltuarie per arrotondare gli introiti famigliari, non conviene aprire una partita IVA: i costi di gestione potrebbero infatti mangiarsi tutti i possibili guadagni; oltre quella cifra invece comincia ad avere senso aprire la partita IVA per regolarizzare la propria posizione fiscale.