Lavorare da freelance impone delle regole tassative per godere della libertà ma non sprecare il proprio tempo e denaro in modo inutile
Lavorare da freelance ha i suoi pro e contro che si possono riassumere nelle dicotomie tra libertà e obblighi, e incertezze e tutele. E tuttavia, forse anche in risposta alla crisi del lavoro che da anni percorre l’Italia, nel nostro Paese attualmente c’è un vero e proprio boom di aperture di partite IVA (3,6 milioni, come in nessun altro Paese dell’Eurozona, stando alle ricerche di Eurostat). Lavorare da freelance però è prima di tutto una forma mentis, che può avere i suoi aspetti negativi e che, soprattutto impone delle regole. Come queste 7 tassative se si vuole sopravvivere – economicamente, fisicamente e psicologicamente – nel mare magnum della libera professione.
1. Dotarsi di una solida infrastruttura tecnologica
Ok, non c’è il cartellino da timbrare, né al mattino né la sera, ma il rischio è quello di lavorare sempre, a ogni ora, senza pause né ferie. È il tipico problema psicologico dei freelance, che più di altri lavoratori percepiscono il fatto che il tempo è denaro. E allora va bene anche cominciare molto presto, se per esempio si lavora in casa o si dispone di uno spazio di lavoro autonomo, ma questo poi non si deve tradurre nel portare via tempo a famiglia, hobby, attività fisica, interessi culturali e vita sociale, riducendosi e lavorare a oltranza fino a tardi.
3. No alle distrazioni
L’home working, o smart working per chi sperimenta il fatto di lavorare da casa come dipendente, può essere bellissimo. A patto di dire no alle distrazioni: lavorare da casa non significa fare i casalinghi, distraendosi con lavatrici, giardinaggio, piccole riparazioni e quant’altro venga in mente solo per il fatto che “tanto son qui e lo faccio”. È la conseguenza del punto 2: ci sono degli orari di lavoro, e altri da dedicare alla propria vita (anche agli aspetti meno piacevoli del menage famigliare).
Prima o poi capita a ogni freelance: chiama un amico, chiede un favore professionale e si finisce a farlo gratis. No, tutti si vive del proprio lavoro e della capacità dello stesso di produrre reddito. Si può anche prestare le proprie competenze e professionalità per buone cause, ma questo non significa lavorare gratis, per nessun motivo, nemmeno per gli amici: c’è sempre una tariffa che quantifica il proprio tempo.
6. Non isolarsi
È il rischio soprattutto di chi fa lavori che si possono fare in mobilità, da remoto, sfruttando le tecnologie: finire per avere solo relazioni virtuali via mail, videochiamate e chat. Invece avere relazioni personali concrete è sempre un vantaggio, fosse anche solo per avere qualche buona idea: in fondo è questa la vera fortuna dei coworking, quegli spazi di lavoro in condivisione, sul modello open space, dove i freelance condividono ambienti e servizi per sviluppare la propria attività.
7. Niente chiacchiere in orario di lavoro
Un dipendente non può passare 30′ del proprio tempo al telefono a parlare di fantacalcio, Spa di montagna, pannolini per bambini o auto sportive. Lo stesso vale per un freelance: la tentazione di impiegare il proprio tempo per altre cose, comprese le chiacchiere, è sempre forte, soprattutto all’inizio, con l’illusione che tanto si recupera dopo. Ma poi si finisce a lavorare fino a tardi, e quel tempo di qualità è andato perso: per gli amici e le amiche ci sono altri momenti, è una questione di autodisciplina.