Secondo il Global Gender Gap Report, un sistema che analizza ogni anno la disuguaglianza di genere all’interno dei vari Paesi, l’Italia si trova al 71° posto della classifica mondiale per discriminazione di genere, dopo Sudafrica, Filippine, Russia e alcuni stati sudamericani.
Lo riporta la psicologa Brunella Gasperini in un articolo per D di Repubblica nel quale oltre ad analizzare le implicazioni psicologiche del sessimo (“un’abitudine, una consuetudine, ormai assimilata da maschi e femmine, in generale”) riporta anche 8 tipici casi concreti di sessismo sul posto di lavoro tra quelli più frequentemente riportati dal sito everyday sexism.
1. Essere scambiata per la segretaria, per la donna delle pulizie, per l’hostess anche quando si ricopre un ruolo di alto livello.
2. Non essere chiamata con il proprio titolo riconosciuto invece ai colleghi, ad esempio dottore o ingegnere, ma con il proprio nome o altro come “cara”, “stellina” o “principessa” (le principesse imperversano nella vita di una donna…).
3. Sentirsi chiedere a un colloquio di lavoro se si ha intenzione di avere figli, rischiare il posto in caso di maternità, trovare cambiamenti al rientro. Donna in età fertile e carriera non sembrano essere viste di buon occhio.
4. Subire discriminazioni che derivano da stereotipi sessisti come avere limiti, non poter accedere ad avanzamenti, a posti dirigenziali, essere sottopagate, non avere gli stessi scatti di livello rispetto ai colleghi.
5. Ritrovarsi con colleghi che esibiscono complicità da caserma, assistere a battute volgari e sciocche, modi per banalizzare l’autorevolezza di una donna, rimetterla “al suo posto”, ridefinire i ruoli. Ricevere insinuazioni legate alla sessualità, ammiccamenti e anche palpeggiamenti.
6. Sentirsi dire di avere il ciclo quando si esprime un’opinione in modo fermo o ci si arrabbia per qualcosa.
7. Capire di non essere considerata attendibile, autorevole come un uomo. Veder richiedere la presenza di un lui per avvalorare le nostre idee, decisioni, comportamenti, competenze.
8. Essere messa in disparte, non avere voce in capitolo, non riscuotere credibilità, non avere responsabilità. Ricevere atteggiamenti di sufficienza, arroganti o di falsa cortesia finalizzati a mettere in discussione le capacità professionali.