Il bravo capo usa la carota, non il bastone

Secono Chester Elton, autore di "The Carrot Principle", il bravo capo usa la carota e non il bastone per motivare il suo team

Il bravo capo usa la carota, non il bastone

Un bravo capo usa la carota, non il bastone. O per meglio dire, un bravo leader gratifica le persone del suo team, più che punirle o opprimerle. Lo dice Chester Elton, uno dei più influenti consulenti e formatori aziendali al mondo, autore con Adrian Gostick di un libro intitolato – manco a dirlo – “The Carrot Principle“. Gostick è passato in Italia a fine gennaio per presentare il suo nuovo libro “Vince il migliore” (editore Franco Angeli, parla del fatto che se nella propria squadra c’è qualcuno per cui il capo, il leader, il coach, il manager non può o non riesce a fare il tifo, allora c’è sicuramente un problema a livello di team) ed è stato diffusamente intervistato (qui dal Sole 24 Ore, qui da Manager Italia): inevitabilmente, in un Paese come l’Italia in cui anche a livello manageriale è ancora molto diffusa una idea machiavellica del capo, che deve essere duro e spietato, sono state molte le domande, e le risposte, sul “principio della carota”.

Il bravo leader usa bastone o carota?

Vediamo allora alcune delle risposte fornite da Chester Elton alla domanda se il bravo leader usa il bastone o la carota.

La carota è una softskill

La carota è la capacità di dare il giusto riconoscimento e la gratificazione alle persone. Una soft skill fondamentale, per chi guida un gruppo di lavoro. Un elemento da sviluppare e alimentare costantemente che dipende soprattutto dal fattore tempo: per dare riconoscimento e gratificare bisogna avere tempo per stare con le persone, per ascoltarle, per interagire con loro. Nel gruppo bisogna creare un clima favorevole all’interazione reciproca. Molti manager non riescono a dedicare abbastanza ai collaboratori e finiscono per essere impositivi.

Riconoscimento e gratificazione non sono solo premi formali e sostanziali

La gratificazione non deve essere considerata solo come un premio formalizzato, come una cosa eccezionale. La gratificazione può essere un gesto semplice, come un ringraziamento o un riscontro non standardizzato. L’importante è che sia tempestivo e personalizzato. La gratificazione non va rimandata pensando di poterla accorpare con altre gratificazioni nel futuro. La gratificazione è quello che, quotidianamente, rende più o meno felici le persone. E siccome trascorriamo buona parte del tempo lavorando, è importante rendere felici le persone nella quotidianità. Sta qui la differenza tra un buon manager e un eccellente manager: far sentire le persone soddisfatte del proprio lavoro, giorno dopo giorno. L’ideale sarebbe dare gratificazione e riconoscimento in modo costante e in presenza. Se questo non è possibile ci sono comunque tanti modi per comunicare, per esempio inviando un messaggio vocale.

Le competenze specifiche da sole non bastano a fare di un capo un leader eccellente

Nella nostra esperienza, supportata da ricerche condotte su oltre 850mila lavoratori, abbiamo riscontrato che in ogni caso di successo il leader era dotato di soft skill (come capacità comunicativa e relazionale, creatività, empatia, gestione dello stress) straordinarie, oltre a quelle “hard” necessarie, ovviamente. Sono leader che danno valore alle persone, conoscono le loro storie, sono capaci di motivarle. In una parola, si “prendono cura” dei loro collaboratori. Nonostante questa evidenza empirica, le soft skills sono invece poco praticate da molti leader.