Come cambia il lavoro con il rientro in ufficio dallo smart working

Lo chiamano new normal, ed è il rientro in ufficio dallo smart working. La pandemia in qualche modo ha segnato un prima e un dopo nell’organizzazione del lavoro: secondo una indagine della Cgil di Torino nel 2020 sono stati 6,85 milioni i lavoratori in smart working, e nel 2021 5,35. Praticamente 1/3 di tutti i …

Come cambia il lavoro con il rientro in ufficio dallo smart working

Lo chiamano new normal, ed è il rientro in ufficio dallo smart working. La pandemia in qualche modo ha segnato un prima e un dopo nell’organizzazione del lavoro: secondo una indagine della Cgil di Torino nel 2020 sono stati 6,85 milioni i lavoratori in smart working, e nel 2021 5,35. Praticamente 1/3 di tutti i lavoratori dipendenti italiani. Numeri mai visti prima, nonostante la legge sul lavoro agile fosse del 2015, e numeri che forse non vedremo dopo, a pandemia finita. Ma nemmeno vedremo più il “tutti in ufficio” del pre-pandemia, perché in questa fase di transizione e cautela il lavoro sta cambiando, con l’ufficio che diventa liquido e 4.0, a significare che l’ufficio è dove si lavora e non il contrario.

Come cambia il lavoro con il rientro in ufficio dallo smart working

Meno pendolarismo
È stata la prima grande conseguenza, in termini economici, di consumi e di impatto ambientale, del lockdown. Ed è il trend di questo rientro: mezzi pubblici (un po’) meno affollati, meno traffico veicolare, sempre più persone che utilizzano la bici per gli spostamenti a breve raggio.


Addio al cartellino da timbrare
Se non ci si reca in azienda, non si può timbrare il cartellino. Il lavoro agile sta facendo saltare anche il vecchio adagio “dalle 9 alle 5 orario continuato”. E quando non è così, sempre più aziende consentono ingressi e uscite flessibili, anche su indicazione del Mobility Manager.


Si lavora per obiettivi
Non più task, ma obiettivi. Che poi le mansioni continueranno a esistere, ma avendo destrutturato il tempo di lavoro, ciò che conta è l’obiettivo grande, quello finale, mentre quelli intermedi sono lasciati alla responsabilità individuale.


Più fiducia, meno controllo
È il grande salto di mindset che devono / dovranno fare i manager: delegare con fiducia e rinunciare al controllo (sia fisico che nelle procedure).


Spazi ridotti
Già ora molte aziende consentono anche uno smart-working part-time: 2/3 giorni in azienda, 2/3 giorni a casa. Cioè non serve più una postazione per ogni lavoratore, anche quando questa rimane vuota. E così si riorganizzano gli spazi, riducendoli e prevedendo un ufficio più destrutturato, dove ci si siede e si lavora ogni volta in una postazione diversa e condivisa con altri smart worker. L’ipotesi è quella di avere in presenza, giorno per giorno, non più del 60% 0 70% della forza lavoro.


In ufficio meno lavoro
Non che riunioni, brainstorming o incontri con clienti non siano lavoro. Anzi. E però il trend è quello di fare in ufficio questo genere di attività di squadra e lasciare quelle individuali e autonome per il lavoro da casa.


Più formazione
Se non è ancora una tendenza, prima o poi lo diventerà. Ormai è chiaro: smart working non significa lavoro da remoto allo stesso modo di prima, ma presuppone nuove modalità sia operative che di gestione e interazione. E questo comporterà prima o poi anche un processo specifico di formazione.