La paura del cambiamento
Che cos’è il cambiamento? È il cambiare o il cambiarsi, è mutamento, trasformazione, modifica. Se pensiamo alla natura, il cambiamento fa parte di un processo naturale che ciclicamente si ripete e rigenera e rinnova il mondo. Ogni cambiamento porta ad una situazione diversa dalla precedente, in meglio o in peggio, ma in ogni caso contribuisce ad alimentare la vitalità delle esperienza quotidiana, a rompere la consuetudine.
Se pensiamo al cambiamento all’interno di un’organizzazione, o di un individuo, l’aspetto del mutamento si fa poliedrico ed entrano in causa una molteplicità di aspetti. L’essere umano si sa è complesso ed è quindi naturale che complessa sia ogni fase in cui avviene una trasformazione.
Rompere le abitudini
I cambiamenti portano in sé un moto di turbamento, di rivoluzione positiva o negativa. Ogni volta che dobbiamo affrontare una situazione diversa siamo preoccupati da cosa ci aspetterà da quel momento in avanti. È sempre una fase ricca di emozioni: pensiamo alla prima volta che abbiamo fatto un’esperienza lontano da casa, che spronava il nostro spirito di indipendenza, la prima volta che abbiamo dovuto salutare genitori ed amici perché diretti verso una nuova meta, la conclusione del primo amore, il cambiamento di lavoro, della casa, degli amici; insomma sono infiniti i momenti della vita in cui, in maniera più o meno evidente, stiamo lasciando una situazione preesistente per intraprendere un nuovo percorso. Il fattore comune di tutte queste esperienze di trasformazione è uno: rompere la routine, ciò che nella nostra mente è programmato e prevedibile, per affrontare qualcosa di nuovo.
Cercare di ritardare o respingere il cambiamento è controproducente. Potrebbe portarci a situazioni di “limbo” in cui procrastiniamo una situazione in cui non siamo veramente felici e soddisfatti. Semplicemente stiamo adottando la soluzione più comoda e vantaggiosa nel breve termine senza comprendere che il progresso, personale e collettivo, passa dal nuovo, dall’invenzione, da un’innovazione che spezza ciò che prima era la regola, la normalità.
Perché ogni cambiamento ci genera un senso di inquietudine e di paura? Una prima considerazione da fare è che la novità ci porta ad abbandonare una situazione in cui ci sentiamo protetti dalla nostra routine. Viene meno quel senso di sicurezza dato da i punti di riferimento quotidiani: lo stesso autobus che prendiamo per andare a lavoro, la stessa sedia dell’ufficio su cui ci sediamo quotidianamente, gli stessi colleghi che vediamo a lavoro, gli stessi amici che incontriamo la sera per una birra, gli stessi piccoli gesti che compiano ogni giorno. Inoltre, la paura è spesso frutto di un’insicurezza, del dubbio che potremmo non essere in grado di affrontare il cambiamento.
Da paura a stimolo
In realtà, come messo in luce dalla psicologia, affrontare una novità può essere un valido mezzo per rinforzare l’autostima, sviluppare una visione più ampia e maturare delle preziose competenze sia personali che professionali.
Ogni cambiamento andrebbe vissuto sotto questo punto di vista, trasformando la paura in un’energia stimolante, tenendo presente che stiamo affrontando una sfida per dimostrare a noi stessi fino a che punto possiamo arrivare, che siamo in grado di metterci alla prova e di superare la situazione ristagnante e limitante del momento per migliorarci e potenziare le nostre capacità.
Di sicuro non aiuta la realtà di oggi che, con il suo senso di instabilità e la mancanza di rassicurazioni, ci porta, a volte, a rifugiarci nella nostra bolla dove il micro-clima di affidabilità e sicurezza ci danno sollievo dalla realtà esterna.
Dobbiamo però prestare attenzione: rimanendo troppo tempo nello status quo il rischio è di inibire le nostre capacità di domare il nuovo, di finire con il ridurre la nostra autostima accettando la solita realtà, il lavoro di sempre, quell’ufficio, quella scrivania, pensando che in fin dei conti siamo obbligati a stare lì perché incapaci di far un salto di qualità.
Non dobbiamo per forza iniziare a fare salti nel vuoto per convincerci che possiamo cambiare. Non siamo tutti Jeff Bezos. Anche piccoli cambiamenti che possono portare un miglioramento nella nostra vista possono darci quella gratificazione che ci stimola poi a fare il passo successivo.
Se si vince la pura legata a false costruzioni che abbiamo messo in piedi nella nostra mente, come ad esempio che non siamo in grado di fare una cosa, che non siamo portati o che non potremo mai affrontare un cambiamento perché non lo abbiamo mai fatto prima, allora possiamo veramente ottenere degli stimoli incredibili per noi stessi.
Come accade in natura, anche per le persone il cambiamento è sinonimo di rigenerazione, di vitalità. Il cambiamento offre opportunità di muoversi sul seguente gradino evolutivo della nostra esperienza, acquisire nuove capacità, conoscere meglio noi stessi, stimolare il corpo e la mente a fare sempre meglio.
Cambiamenti organizzativi dal punto di vista del lavoratore
Dopo aver visto e sottolineato l’importanza di non lasciarsi scoraggiare dalle nuove sfide, ma accettare e vivere attivamente il cambiamento, affrontiamo di seguito il tema dei cambiamenti organizzativi sia dal punto di vista professionale del lavoratore che da quello dell’organizzazione o del datore di lavoro. Ecco alcuni punti chiave per affrontare il cambiamento sul posto di lavoro:
Riconoscere il cambiamento. Se non riconosciamo che un cambiamento sta avvenendo o che lo status-quo sta cambiando non potremo mai affrontarlo nel modo giusto. Il primo passo sta nel riconoscere il cambiamento in atto.
Affrontare le proprie paure. Come abbiamo detto bisogna cercare di affrontare la paura in modo razionale, realizzando che è in realtà frutto di un nostro schema mentale. Occorre invece ragionare su come affrontare il cambiamento. La comunicazione in questo caso aiuta. Dopo avere elaborato gli eventi nella nostra mente, è fondamentale confrontarsi con altre persone a noi vicine, sul lavoro o fuori dall’ufficio, per conoscere e ponderare anche la loro visione di ciò che dobbiamo affrontare.
Cerca di virare verso un atteggiamento positivo e propositivo. La prima volta sarà più difficile ma una volta innescato il processo di cambiamento, ogni volta che ci troveremo ad affrontare una nuova sfida potremmo contare sull’esperienza pregressa. Sapremo come affrontare le difficoltà e forti delle vicende già vissute potremo capire meglio noi stessi e come dobbiamo affrontare questo tipo di situazioni: che azioni intraprendere, come trovare supporto negli altri, come gestire le nostre paure, su quali aspetti personali fare leva per superare i momenti più difficili.
La flessibilità è un altro aspetto molto importante. Come abbiamo ricordato, essere rigidi e legati ad una particolare situazione contingente è un circolo vizioso per adagiarsi, da una parte, sulle nostre abitudini e, dall’altra, per inibire in se stessi la spinta verso il cambiamento. La parola chiave, in questo caso è resilienza, ovvero la capacità di affrontare un evento traumatico, come un cambiamento, con un approccio positivo e costruttivo. Dobbiamo essere resilienti ed adattarci al cambiamento traendo il massimo risultato da esso.
Nell’ambiente lavorativo è importante essere proattivi. Questo significa non solo non essere timorosi dei cambiamenti ma anche anticiparli. Le organizzazioni di successo sono quelle che si sanno meglio adattare all’ambiente circostante e il cambiamento può partire dall’interno. Se avrai un approccio proattivo e positivo verso i cambiamenti di sicuro ne beneficerà la tua carriera, l’intero team e tutta l’organizzazione.
La proattività vuol dire anche essere curiosi, informarsi. Non sempre i cambiamenti sono guidati da noi. A volte vengono imposti o sono frutto di scelte operate ai vertici aziendali. Se pensi che sul tuo luogo di lavoro sia in atto un cambiamento, non agire passivamente ma poni domande, chiedi ai colleghi al tuo capo, cerca sempre la via del dialogo, in modo rispettoso e con toni adeguati.
Ridurre lo stress sul posto di lavoro. Come abbiamo ricordato anche in un altro articolo, è importante mantenere uno spirito sereno e un’attitudine positiva nell’ambiente di lavoro. Infatti, solo così potremmo effettuare le scelte più sagge nei momenti più difficili, come quelli legati ad una trasformazione, e affrontare il cambiamento con razionalità e ottimismo.
Se pensi che i cambiamenti organizzativi vengano adottati con irriverenza nei tuoi confronti, che sei una vittima del processo di rinnovamento, allora fermati un momento, torna alla tua sedia, e rifletti sul tuo ruolo all’interno dell’azienda. Pensa alle tue qualità, alle tue competenze, al tuo apporto al team e all’intera organizzazione. La capacità di crescere professionalmente sta anche nel valutare i propri limiti e gli spazi di miglioramento. Riconosci se ci sono ambiti in cui puoi essere più efficiente o contribuire in modo più importante. Può anche darsi che il cambiamento sia indipendente dalle tue prestazioni, in tal caso affrontalo a testa alta e con positività e vedrai che rappresenterà un momento di crescita. Cerca di dare il meglio nel nuovo ruolo, nel nuovo team, o nella nuova situazione che si è venuta a creare. Un approccio di questo tipo è sempre premiante.
Cambiamenti Organizzativi dal punto di vista dell’azienda
Come gli individui, anche le organizzazioni sono soggette a cambiamenti. A volte le cause provengono dall’esterno: può essere il caso dell’innovazione tecnologica, del cambiamento demografico, di decisione prese a livello governativo da un paese.
Altre volte le spinte del cambiamento provengono dall’interno dell’organizzazione: può trattarsi di processi poco efficienti che vanno cambiati, perdita di competitività, cambiamenti a livello di organico, uscita di grossi clienti, una riorganizzazione interna nella struttura o nei team, per la valorizzazione di certe competenze o per concentrarsi sul core business della società.
Ci possono essere insomma una molteplicità di cause. Quello che il datore di lavoro e le funzioni manageriali devono cercare di mettere in atto durante una fase di cambiamento è riassumibile nei seguenti punti:
- Si parla di un possibile cambiamento: in questa fase iniziale è importante che si cominci a introdurre la novità, spiegando quali sono i motivi e l’importanza di questo cambiamento per la compagnia.
- Man mano che il cambiamento si fa più concreto anche nei contenuti, i dipendenti iniziano a chiedersi come questo impatterà nella loro sfera professionale personale: è importante discutere quali conseguenze si avranno e coinvolgere attivamente i dipendenti nelle decisioni chiave riguardanti il loro futuro cercando di valorizzarli.
- Il cambiamento diventa tangibile anche attraverso azioni concrete prese a livello organizzativo: è importante, ancora una vota, coinvolgere attivamente gli interessati e pianificare incontri volti a illustrare l’evoluzione futura dell’organizzazione. Chiedere sempre delle opinioni e dei feedback che partano dal basso.
- Una volta che il cambiamento è stato attuato: è fondamentale affiancare tutti i dipendenti, soprattutto chi si trova a gestire un nuovo ruolo e nuove responsabilità diverse da prima. Instaurare un processo di continuo supporto e feedback e assicurarsi che la nuova organizzazione sia efficace e che raggiunga gli obiettivi preposti. È necessario, talvolta, istituire percorsi formativi ad-hoc e piani mirati per ogni dipendente. È altrettanto importante riconoscere i meriti e il raggiungimento di obbiettivi, anche parziali, per stimolare continuamente a fare meglio.
- Una volta che il cambiamento è effettivo già da un po’ di tempo occorre monitorarlo e trarre tutti gli insegnamenti maturati n modo da poterli valorizzare alla prossima occasione.
Che cos’è il cambiamento? Abbiamo provato a rispondere in questo articolo e, qui a Viking, ci auguriamo che i consigli riportati possano tornarvi utili a livello lavorativo oppure nella vostra sfera personale. Non vediamo l’ora di ascoltare anche il vostro punto di vista a riguardo. Qual è stato il cambiamento più grande che hi dovuto affrontare? Come hai superato il momento e cosa hai imparato? Scrivici sulla pagina Facebook Viking Italia.