Se c’è una cosa che ha funzionato, almeno dal punto di vista dell’aumento dei volumi e dei guadagni, in questa pandemia, è l’e-commerce: dal lockdown duro di marzo e aprile, durante il quale l’unico modo per ricevere beni anche semplicemente essenziali alla vita di tutti i giorni era ordinarli online, ai nuovi comportamenti della Fase …
Se c’è una cosa che ha funzionato, almeno dal punto di vista dell’aumento dei volumi e dei guadagni, in questa pandemia, è l’e-commerce: dal lockdown duro di marzo e aprile, durante il quale l’unico modo per ricevere beni anche semplicemente essenziali alla vita di tutti i giorni era ordinarli online, ai nuovi comportamenti della Fase 2, in cui molti hanno rinunciato al giro per negozi e preferito gli acquisti da computer, è senza dubbio l’e-commerce uno dei protagonisti di questi tempi nuovi e inediti. E però se tutti parlano di Bezos, e di quanto ha guadagnato in questo periodo, non tutti pensano che in fondo l’e-commerce può essere un’opportunità a portata di mano. Almeno per chi la vuole implementare. Non è così però per 8 PMI su 10 in Italia, secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano: il 76% delle imprese italiane di piccole e medie dimensioni non effettua vendite online, e solo il 15% delle aziende ha un proprio sito o una propria App attraverso la quale vendere i propri prodotti. Un handicap che potrebbe acuirsi in questo inverno 2020/2021 segnato da continue incertezze sulla ripartenza: se davvero ripartirà la stagione dei lockdown, parziali, temporanei o territoriali che siano, chi sarà in grado di raggiungere gli acquirenti a casa anziché aspettare che vengano a sé avrà senza dubbio un vantaggio competitivo da mettere in campo per fronteggiare le difficoltà