Contagio Coronavirus sul lavoro: cosa dicono le norme
Con più di 54mila contagi COVID-19 sul lavoro denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia, e con l’aumento esponenziale delle positività al SARS-CoV-2 di queste prime settimane di ottobre, ci si torna a chiedere cosa dicono le norme nel caso di contagio da Coronavirus al lavoro. La normativa è chiara: c’è un protocollo, sottoscritto dalle parti sociali …
Con più di 54mila contagi COVID-19 sul lavoro denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia, e con l’aumento esponenziale delle positività al SARS-CoV-2 di queste prime settimane di ottobre, ci si torna a chiedere cosa dicono le norme nel caso di contagio da Coronavirus al lavoro. La normativa è chiara: c’è un protocollo, sottoscritto dalle parti sociali e dal governo il 24 aprile 2020, che contiene le indicazioni per contastare la diffusione del contagio da Coronavirus nei luoghi di lavoro. E poi ci sono il decreto Cura Italia e il decreto Liquidità che stabiliscono per i datori di lavoro l’obbligo di tutelare la salute dei lavoratori e le eventuali responsabilità delle aziende nel caso di un contagio avvenuto sul lavoro.
Per il Decreto Cura Italia, il contagio da COVID-19 avvenuto sul lavoro è infortunio sul lavoro, se e solo se “avvenuto in occasione dell’espletamento delle proprie mansioni nell’ambiente lavorativo”. Da questo dipendono 2 conseguenze: la prima è che asintomatici o meno, tutti i positivi da Coronavirus sono in malattia e non possono né devono lavorare, nemmeno in smart working. La seconda è che, a fronte di un mancato rispetto delle norme presenti nei decreti e nel protocollo firmato ad aprile, potrebbe configurarsi una responsabilità penale da parte del datore di lavoro. Conseguenza che aveva già fatto scattare il campanello d’allarme in primavera, che potrebbe concretizzarsi nella fattispecie di reati come quelli di lesioni (articolo 590 codice penale) o addirittura di omicidio colposo (articolo 589). Ma anche una conseguenza difficile da dimostrare, stante la natura del virus, le poche conoscenze sulla sua trasmissione, e i tempi di incubazione lunghi. In pratica, al datore basterebbe dimostrare di aver applicato tutte le norme e prescrizioni previste dai decreti e dal protocollo, e al lavoratore il compito di riuscire a dimostrare di aver contratto il virus proprio al lavoro, escludendo ogni altra situazione di socializzazione. Cosa questa più impossibile che difficile. Di fatto, a ora, siamo a più di 54mila denunce segnalate all’Inail (il 15% circa di tutte le denunce per infortunio sul lavoro ricevute nel 2020) con 319 segnalazioni di casi mortali, 1/3 di tutti i casi di decessi sul lavoro denunciati all’Inail dall’inizio dell’anno.