Nel lavoro si viene selezionati per le proprie competenze professionali ma poi, ovviamente, bisogna lavorare fianco a fianco con altre persone e inevitabilmente sono i rapporti personali a fare la differenza. A volte c’è sintonia, e il clima positivo che si crea aiuta anche ad aumentare la produttività, a volte invece la sintonia manca, o c’è proprio antipatia reciproca, e questo genera un ambiente di lavoro tossico. C’è poco da fare, perché non si può non lavorare con i colleghi antipatici, e bisogna quindi trovare un modo per convivere con un collega insopportabile. Ma come fare?
Come convivere con un collega insopportabile
Per capire come convivere con un collega insopportabile bisogna prima di tutto capirne la personalità: ci sono quelli a cui non va mai bene niente, quelli che sono troppo invadenti rispetto alla vita privata degli altri, quelli che pensano di essere sempre al centro di ogni cosa e di avere capacità superiori alla media, quelli che non riescono a organizzare il proprio lavoro anche in funzione degli altri e quelli che, a tutti gli effetti, dovrebbero lavorare da soli per evitare scenate isteriche. Per ciascuno ci sono alcuni rimedi che si possono mettere in atto per depotenziarne l’effetto negativo sull’ufficio.
Il collega a cui non va mai bene niente
Per esempio, quelli a cui non va mai bene niente possono mandare in frantumi qualunque team di lavoro: per loro è sempre tutto sbagliato, ma non propongono mai una soluzione alternativa, e questa loro negatività è frutto dell’ansia, un sentimento che può contagiare anche gli altri. Che fare? La cosa ideale sarebbe che gli ansiosi lamentosi si rivolgessero a uno specialista, ma se così non è e nemmeno un po’ di positività cambia il loro umore, l’unica soluzione è alzare una barriera di protezione e diventare impermeabili alla loro negatività.
Il collega pettegolo
Un altro rivolo d’acqua che può distruggere un ufficio con i suoi atteggiamento è il collega pettegolo. No, non parla delle trasmissioni Tv e dei Vip, parla dei colleghi e delle colleghe d’ufficio, raccontando in giro presunte relazioni, aumenti di stipendio, bonus, favoritismi e quant’altro possibile e immaginabile. Il problema è che spesso se non sempre nulla di ciò che parla è vero, ma ciononostante può fare danni enormi. Che fare? Intanto rimanere abbottonati sulle proprie cose, dalle informazioni famigliari e personali a quelle professionali, e poi davanti a ogni insinuazione far scattare il livello superiore, cioè dirgli che quell’informazione dovrebbe conoscerla anche il vostro responsabile: se è gossip, sentito dire, ma non c’è nulla di concreto, è l’unica soluzione per fermare la valanga di insinuazioni.
Il collega che si ritiene migliore degli altri
So tutto io: tecnicamente, sarebbe narcisista, praticamente è un collega che non vede oltre il proprio naso, non accetta critiche, probabilmente fa sempre a modo suo e alla fine produce solo critiche. Che fare? Se è possibile, girargli alla larga, se è il proprio capo evitare in ogni modo di scatenare la sua suscettibilità, anticipandone mosse e richieste e prevedendo le possibili tempeste. Dura? Sì, sicuramente, ma l’alternativa è trovare un altro posto di lavoro…
Il collega che urla e offende
C’è poi il dittatore, quello che urla, che comanda, che non ammette repliche né suggerimenti e che impronta le relazioni professionali interne all’ufficio solo sul sentimento della paura. Siamo al livello della psicopatia e l’unica soluzione sarebbe cambiare aria il prima possibile perché non c’è nulla di ragionevole che possa funzionare. A meno che l’azienda non abbia attivato forme di contrasto a questo genere di mobbing (succede nelle multinazionali, meno nelle piccole imprese) e allora quella è la strada da intraprendere, con coraggio e fiducia.