Il futuro del lavoro sarà da casa?

Il futuro del lavoro sarà da casa? A giudicare dalle notizie che si rincorrono sui colossi del tech che intendono lasciare libertà ai propri dipendenti parrebbe proprio di sì. Jack Dorsey, Ceo di Twitter, ha già detto che chi vorrà potrà lavorare per sempre da casa. Google riaprirà solo il 6 luglio, ma per pochissimi …

Il futuro del lavoro sarà da casa?

Il futuro del lavoro sarà da casa? A giudicare dalle notizie che si rincorrono sui colossi del tech che intendono lasciare libertà ai propri dipendenti parrebbe proprio di sì. Jack Dorsey, Ceo di Twitter, ha già detto che chi vorrà potrà lavorare per sempre da casa. Google riaprirà solo il 6 luglio, ma per pochissimi dipendenti. Idem Microsoft e tante altre realtà hi-tech: Mark Zuckerberg di Facebook ha affermato che nei prossimi 10 anni la metà dei dipendenti di Menlo Park potrebbe serenamente lavorare da casa (e parliamo di oltre 20mila persone) E pure alcuni gruppi da noi – Fastweb, Enel sembrano orientati a consolidare il ricorso allo smart working come regola di base anche quando (e se) l’emergenza Coronavirus sarà rientrata.


Ma attenzione alle distorsioni: dici smart working e pensi alla California, a correre all’alba sull’Oceano, a fare surf in pausa pranzo e a case con vista sulla Napa Valley, ma la realtà delle cose non è per tutti questa. Per molti il lockdown ha significato anche difficoltà materiali, dal punto di vista della dotazione tecnologica e della connessione, per poter svolgere efficacemente il proprio lavoro. Per tutti o quasi è stato necessario un ripensamento delle modalità e dinamiche del lavoro, da chi deve gestire il proprio team da remoto a chi deve svolgere i propri compiti in un ambiente diverso.


Ma poi ci sono le dinamiche specifiche del lavoro da prendere in considerazione. Come valutare davvero le prestazioni professionali ed eventualmente la carriera dei dipendenti? Come gestire l’orario di lavoro? Per molte organizzazioni lo smart working ha significato semplicemente timbrare il cartellino da casa, pochi fortunati hanno potuto e saputo gestire i propri compiti risparmiando tempo (e denaro) rispetto al pendolarismo casa – lavoro, ma molti si son ritrovati a lavorare di più, più ore, in condizioni peggiori. Per non parlare di ciò che potrebbe accadere: se lavori da casa puoi accettare uno stipendio inferiore e magari qualche benefit o servizio in meno (ticket, mensa, etc). Insomma, lo smart working era una tendenza in crescita già prima del Coronavirus, ma il lockdown ha dato una accelerata improvvisa che domani potrebbe mettere aziende, lavoratori, sindacati e ministeri davanti a uno scenario tutto nuovo e tutto da gestire.