Pubblica amministrazione, trasporti e manufatturiero sono i settori dove i dipendenti sono maggiormente esposti al rischio burnout.
Quali sono i lavori più a rischio dal punto di vista della salute psicologica e mentale? Secondo una ricerca appena pubblicata 6 dipendenti su 10 della pubblica amministrazione sono a rischio burnout, seguono i settori dei trasporti (54%) e manufatturiero (50%). A livello globale i dipendenti in Regno Unito e Francia hanno il maggior rischio di crisi psicologiche e fisiche causate dalla situazione lavorativa.
I lavori più a rischio di burnout
È questa la principale indicazione che emerge dalla ricerca globale realizzata da Workday – Addressing Burnout Risk in 2022 – che ha analizzato dieci settori industriali grazie al contributo di 1,5 milioni di lavoratori in rappresentanza di oltre 600 aziende in tutto il mondo. La ricerca ha analizzato come si è evoluto il rischio di burnout dal 2021 in diversi settori e aree geografiche valutando le risposte dei dipendenti relativamente al fatto di essere sempre connessi, ai livelli di energia e a quelli di soddisfazione; successivamente le risposte sono state classificate come rischio alto, medio o basso.
Il rischio burnout è in aumento
Lo studio ha rilevato che la maggior parte delle industrie analizzate ha registrato livelli maggiori di rischio di burnout nel 2022, rispetto al 2021. I settori produttivi che hanno operato in prima linea nella pandemia hanno registrato gli aumenti più elevati: in particolare 6 dipendenti su 10 della pubblica amministrazione sono a rischio burnout con un aumento del 16% dal 2021, mentre il settore dei trasporti è in seconda posizione con un aumento del 10% arrivando al 54% complessivo. In terza posizione, ma in discesa di 11 punti percentuali rispetto allo scorso anno, c’è il settore manufatturiero (50%) mentre seguono il settore energetico (48%) e quello dei beni di consumo (43%) che sono rimasti invariati anno su anno. L’industria a meno rischio burnout si riconferma l’Information Technology visto che anche lo scorso anno era ultima in questa classifica (sempre ferma al 13%).
Un problema molto diffuso
Come è possibile vedere da questo studio, il problema del burnout dei dipendenti è sempre più diffuso, tuttavia ci sono azioni chiave che i datori di lavoro possono intraprendere per ridurre il rischio tra cui: coltivare una cultura più comprensiva delle necessità dei lavoratori, Magari cominciano da favorire la risoluzione dei problemi incoraggiando un dialogo aperto e fornire ai dipendenti un obiettivo condiviso articolando la strategia organizzativa e il modo in cui le idee possano portare ad una nuova visione complessiva a favore del benessere dei lavoratori.
I Paesi con il rischio più alto
A livello internazionale i dipendenti in Regno Unito sono i più esposti al rischio burnout con il 41%, in crescita del 4% rispetto allo scorso anno. In seconda posizione ci sono i dipendenti francesi (39%) che, però, hanno registrato una diminuzione del rischio di burnout con una riduzione del 7% rispetto allo scorso anno. In Europa il rischio di burnout rimane alto anche in altre nazioni: l’Olanda è in terza posizione con il 33% anche se in calo del 5%; la Norvegia ha visto un aumento del 9% anno su anno arrivando 20%; cresce anche la Danimarca seppur del 3% e continuando ad essere il fanalino di coda di questa classifica (11%). Da segnalare il forte calo dei dipendenti tedeschi che hanno visto abbassare il rischio burnout del 15%.