I colleghi di lavoro non si possono scegliere. Càpitano, e se non c’è feeling c’è poco da fare, nemmeno le più avanzate tecniche di team building possono fare miracoli quando la scintilla tra colleghi non scocca e più che collaborare e remare tutti nella stessa direzione ci si guarda in cagnesco cercando (o sperando) di sabotare il lavoro del vicino di scrivania.
Ma quali sono le cause che possono generare antipatie tra colleghi e fondamentalmente infilare un granello di sabbia nel delicato meccanismo aziendale? Ha provato a individuarle Sue Shellenbarger del Wall Street Journal, stilando l’elenco dei peggiori colleghi di lavoro con in testa la vittima sacrificale numero 1: la produttività.
Ecco allora (da WellMe, sito dedicato a benessere e psicologia anche nel business) i 13 peggiori colleghi di lavoro:
I negativi: son quelli per cui l’orizzonte è solo nero e che stroncano sul nascere ogni possibilità di crescita e cambiamento.
I lamentosi e musoni: al primo non va mai bene nulla, al secondo pure (ma non lo dice). Vanno spesso d’amore e d’accordo tra loro, e il binomio è devastante.
Quelli sempre contenti: l’eccesso opposto che, per carità, aiuta anche a stemperare le tensioni. Però ci sono tensioni che non vanno stemperate ma affrontate davvero.
I catastrofisti: il pericolo (in ogni cosa) è il suo mestiere. Unico antidoto? L’ironia.
I mensa-dipendenti: il cibo al primo posto, prima durante e dopo i pasti. Fastidiosi come una mancata digestione.
I logorroici: devono raccontare tutto, con approfondita dovizia di particolari. Non si spengono mai e alla fine non ci si ricorda qual era l’argomento di discussione.
Le rocce: nulla li scalfisce, nulla li affatica, nulla li intimorisce, nulla li fa arrabbiare. Ma saranno anche umani?
I giullari: quelli che fanno finta di rovesciare il bicchierino (vuoto) del caffè sul vestito nuovo. Simpatici, ma solo a piccole dosi, oltre mandano letteralmente fuori dai gangheri.
Gli artisti (repressi): da studente avevano la Smemoranda che pesava 1kg, ora la loro scrivania è un patchwork di foto, scritte, disegni, ciondoli, souvenir e chissà che altro. E non si può toccar nulla.
Le macchine da lavoro: quelli che non si fermano mai, di giorno lavorano, di notte si divertono, nei ritagli di tempo tra il giorno e la notte fanno sport, vanno a mostre, vedono gente, partecipano a cene e aperitivi, e non crollano mai. Generando invidia a profusione.
Le spie: sembra stiano lavorando, e invece ficcano il naso nei fatti altrui, allungando occhi, orecchie e collo per sapere sempre tutto di tutti. Spesso sono anche pettegoli (non che sia necessariamente un male, come abbiamo raccontato qui) ma il troppo come sempre infastidisce.
Gli egotici: qualunque cosa accada, a loro è già successa, e in forme, dimensioni e circostanze inarrivabili agli altri: potete aver bevuto l’acqua di Marte, ma a loro è già stata servita in bicchieri di cristallo. Che nervoso!
I tecnofobici: niente, la tecnologia per loro è come un libro in Sanscrito. E ogni volta che succede qualcosa chiamano il vicino di scrivania, fosse anche per estrarre la chiavetta USB dal computer.