Capita a tutti, praticamente ogni giorno, di dover trovare qualche buona idea per risolvere qualche problema. E tutti sappiamo che ci sono dei momenti della giornata in cui siamo più produttivi: al mondo ci sono le ‘allodole’, quelli che si alzano e son già pimpanti e produttivi, e i ‘gufi’, quelli che invece ci mettono un po’ a carburare e sono più pimpanti a fine giornata.
L’essere allodola o gufo non è semplicemente una moda o una scelta: dipende dai cicli circadiani, che regolano le nostre funzioni vitali, o dipendono anche da abitudini consolidate nel tempo. Ecco allora che – come riporta Wired in un articolo a firma di Giovanni Lucarelli – c’è chi si è messo a studiare il modo per essere più creativi e produttivi sia per le allodole che per i gufi.
Ci ha pensato il Dipartimento di Psicologia dell’Università del Michigan che ha riunito 428 studenti, li ha sottoposti a un questionario per individuare ufi e allodole (per la precisione sono risultati 195 “gufi”, 28 “allodole” e 205 “intermedi”) e poi ha chiesto loro di risolvere dei problemi sia logico analitici che creativi sia al mattino che al pomeriggio.
Sorprendentemente è risultato che per trovare soluzioni creative utilizzando il pensiero divergente per le allodole era più propizio l’orario pomeridiano e per i gufi quello mattutino. Insomma, il contrario di quanto ci si sarebbe aspettati.
Perché saremmo più creativi nei momenti meno produttivi secondo i nostri bioritmi? Perché è quando siamo meno focalizzati che riusciamo a cogliere i problemi in più della loro interezza, perdendoci in tutti i rigagnoli e conseguenze dei nostri pensieri e trovando strade insolite e alternative che ci portano a pensare in modo creativo.