Lavorare fino a tardi è controproducente

Lavorare fino a tardi è controproducente in termini di salute, produttività, efficienza e possibilità di fare carriera

Lavorare fino a tardi è controproducente

Lavorare fino a tardi è controproducente. Anzi, è una (pessima) abitudine soprattutto italiana. Dal Milanese Imbruttito in giù, se esci dall’ufficio prima delle 18:00 sembra quasi che hai fatto il part-time, per non parlare di freelance e partite IVA che, quasi masochisticamente, godono nel dire dei loro orari assurdi. Tralasciando la dimensione patologica del presenzialismo (quella forma tossica per cui occorre farsi vedere fino all’ultimo in ufficio per fare buona impressione sul capo) rimane il fatto che lavorare troppo, in termini di ore, è la spia di qualcosa che non funziona: sì, si può lavorare fino a tardi se si è gufi, così come è giusto cominciare presto se si è allodole (e la differenza l’abbiamo spiegata qui) ma lavorare più delle 8 ore contrattuali (per chi ha un contratto) o più di quanto è necessario (per chi un contratto non ce l’ha) è solo controproducente.

Perché lavorare fino a tardi è controproducente

Quindi, perché lavorare fino a tardi è controproducente? Per prima cosa perché più si accumulano le ore di lavoro e più decadono le funzioni cognitive. Banalmente non possiamo pensare di dare sempre il meglio di noi stessi per 10, 12 o più ore al giorno, tanto che, per esempio, Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, tiene le riunioni importanti e prende le decisioni strategiche solo di mattina. Poi perché l’effetto accumulo è immediato, per cui si lavora fino a tardi, si ricomincia stanchi la mattina, si è meno lucidi e meno efficienti per cui si lavora fino a tardi, e via così in un circolo vizioso.


Ci sono anche motivazioni legate alla salute, per cui troppe ore di lavoro, soprattutto se sedentario, espongono a rischi di ictus e infarto, mentre riuscire a ritagliarsi del tempo da dedicare alle proprie passioni, anche sportive, porta a lavorare meglio e con maggior produttività.


C’è anche il fatto che i (bravi) capi apprezzano le persone efficienti e performanti, non le persone che lavorano tanto per il gusto di lavorare tanto. È una questione di costo / opportunità, se vogliamo vederla in termini asettici: un lavoro deve essere fatto in un tempo e con un costo che siano profittevoli per l’azienda. Ma è anche una questione di tutela personale: dimostrarsi sempre disponibili a fare tardi al lavoro finisce per far scaricare su di sé tutte le urgenze e impellenze. E questo, davvero, non porta da nessuna parte, in termini di carriera.


Infine, detto francamente, lavorare fino a tardi, cioè troppo, non è strategico in termini di carriera: non è lavorando 12/14 ore al giorno che si conquisteranno le posizioni di vertice in azienda.