Capo = incline ad andare su tutte le furie. Se non sempre, quantomeno spesso. E il più delle volte non sono tanto i fatti (leggi: gli errori) a fargli perdere le staffe, quanto le giustificazioni a posteriori. Una situazione talmente diffusa che il sito Business Insider ha chiesto a Ryan Kahn, career coach, e alla sua collega Lynn Taylor, le frasi da cancellare immediatamente dal vocabolario professionale.
1 «Non posso»
La frase di chi ha poca fiducia in se stesso.
2 «Non è la mia area di competenza»
La risposta di chi non è disposto a dare il massimo e mettersi in gioco
3 «Non lo so»
Come sopra: non cercare una soluzione è peggio che non averla
4 «No»
La risposta di chi lancia il guanto di sfida.
5 «Proverò»
Altra espressione che denota insicurezza e comunica poca affidabilità.
6 «Non è quello che ho sentito»
Troppo vicino al pettegolezzo, e quindi poco professionale
7 «Come posso trarne beneficio?
La frase di chi non è disposto a mettersi in gioco senza tornaconto.
8 «Mi dispiace, ma…»
Scusarsi è bene, giustificarsi però ne annulla il valore. Mi dispiace, punto.
9 «Ho fatto del mio meglio»
Meglio ammettere l’errore, non ammettere che meglio di così non si è in grado di fare.
10 «Me ne vado»
Minacciare non è mai un atteggiamento professionale. Nemmeno minacciare di lasciare la scrivania.
11 «Ho solo pensato che….»
Frase di chi accampa scuse: meglio ammettere l’errore e voltare pagina.
12 «Ci ho provato prima»
Ci si è provato davvero, o si è pigri e basta?
13 «Nel mio precedente posto di lavoro facevamo in questo modo»
Le ricette non sono buone in ogni occasione, e questa frase è al livello del «So tutto io».
14 «Non è davvero colpa mia, è colpa di…»
Lo scaricabarile è sempre poco professionale.
15 «Il tuo predecessore lo faceva in modo diverso/meglio»
Mai sfidare il capo con i confronti. E poi c’è anche il punto 13 da tenere in considerazione.
16 «Mi annoio»
Si è pagati per quel lavoro. La noia non è contemplata nel salario.
17 «Non posso lavorare con lui/lei»
Si è pagati per lavorare, anche in team, non per litigare con il compagno di banco come all’asilo.
18 «È un idiota»
Parlar male dei colleghi è solo un boomerang.
19 «Se non ti sento, farò solo questo»
Tono minaccioso, ad alto rischio di collera da parte del destinatario.
20 «Perché lo fa sempre X…?»
Come per il punto 18: per avanzare richieste è sempre bene essere neutri e non tirare in ballo colleghi o superiori.
21 «Posso parlare con il tuo superiore di questa cosa?»
Scavalcare un capo è la soluzione migliore per inimicarselo. Poi ci sono solo le dimissioni.
22 «Non ho una soluzione»
Se ci sono dei problemi, ma non delle soluzioni, non è giustificato lo stipendio. Sempre meglio avere almeno un’ipotesi da cui partire.
23 «Perché lui ha X e io no?»
Vedere punti 18 e 20: i confronti scatenano sempre antipatie e ritorsioni, e non portano mai a nulla di costruttivo.
24 «Sono abbastanza occupato. Può aspettare?»
Quando gli impegni si accavallano, è meglio chiedere al capo le priorità: è suo compito decidere cosa è più importante e cosa meno.
25 «Posso uscire prima visto che oggi le cose vanno a rilento?»
Un modo inelegante per dire che non si ha nulla da fare. Uscire prima è lecito, non aver nulla da fare no.
26 «Questo è impossibile»
Espressione di totale negatività che non lascia margine di iniziativa personale. C’è qualcosa di peggio?