Il 92% dei buoni propositi per l’anno nuovo fallisce miseramente nel giro di pochi mesi. E non è una percentuale a caso: ci ha pensato l’Università di Scranton, in Pennsylvania, a condurre uno studio sull’esito della falsa sindrome della speranza, quel mix di ottimismo e determinazione che verso la fine dell’anno porta tutti, più o meno, a fare buoni propositi per l’anno a venire. Mangiare più sano, chiedere un aumento di stipendio, fare sport, tenere in ordine la casa sono solo alcune, e le più banali, buone risoluzioni che si fanno sotto Capodanno e che si dimenticano già all’Epifania. Il motivo per cui i buoni propositi rimangono tali solo sulla carta? Principalmente perché gli obiettivi non sono realistici, perché si sottostima la difficoltà del compito e perché si sottovaluta il tempo necessario per farcela.
Trucchi per riuscire a mantenere sicuramente le promesse per l’anno a venire non ce ne sono, però alcuni semplici consigli su come mantenere i buoni propositi possono aiutare a passare dal 92% fallimentare all’8% di chi invece ce la fa.
Solo buoni propositi che si possono tenere sotto controllo
Inutile puntare a un obiettivo che non dipende da noi. Per esempio: ottenere una promozione sul posto di lavoro. Ok, hai fatto tutto quello che dovevi, sei in azienda da tempo, sei bravo, lavori con impegno, il tuo capo ti stima, i colleghi pure ma purtroppo una promozione non dipende da te: magari non si libera quel posto; magari ci sono problemi di budget; magari è in vista una ristrutturazione di cui si discute ai vertici ma che non è ancora stata comunicata. Insomma, troppe variabili fuori controllo non aiutano a mantenere i buoni propositi.
Solo buoni propositi raggiungibili
Per esempio: se non hai mai corso non puoi porti l’obiettivo di una maratona in 6 mesi. Certo, c’è chi ci riesce, ma sono le eccezioni alla regola. In 6 mesi potresti arrivare a una mezza maratona, o a 10 km, e così vale per ogni ambito, compreso il lavoro. Fai un’analisi del contesto: se hai famiglia, figli e una routine che ti assorbe quasi completamente, pensare di seguire un corso di formazione quotidiano di 4 ore è una chimera, a meno di non apparecchiare prima tutte le condizioni ideali. Forse è meglio preferire qualcosa che ti occupa alcune ore nel weekend: servirà comunque costanza ma non rischi di rimanere travolto dai tuoi impegni inderogabili.
Dividi i buoni propositi nella politica dei piccoli passi
Sì, tutti abbiamo un obiettivo a lungo termine ma chi ci arriva è solo perché si è posto tanti obiettivi intermedi. Se per esempio l’obiettivo è leggere, capire e acquisire le nozioni di un libro da 500 pagine importante per il tuo lavoro, finirlo in un weekend è utopia: la visione macro è ovviamente finirlo, quella micro è imporsi di leggere 5 pagine a sera, in orario decente per avere la necessaria attenzione e lucidità.
Datti un tempo realistico
La maggior parte dei buoni propositi naufraga perché non si stimano i tempi in modo realistico e si finisce a procrastinare. Serve invece: fissare una data precisa, che sia realistica e a medio termine, e poi suddividere il tempo in step precisi, raggiungibili, misurabili e concreti. L’esempio del libro da leggere è perfetto: 5 pagine a sera, lette e capite, significano 3 mesi e una settimana per un libro di 500 pagine. Tanto? No, se ciò che si legge è ben acquisito.
Solo buoni propositi importanti
10 buoni propositi banali, poco importanti o non decisivi sono peggio di un solo buon proposito importante: i primi finiscono in coda alle cose importanti, e si dimenticano dopo breve tempo; quello importante, decisivo per sé, per la propria carriera, per la propria famiglia, è quello che può dare la vera motivazione.