Perché il viaggio di ritorno dalle vacanze è sempre più breve (ma non quello dal lavoro)

Weekend fuori porta e vacanze sono la prova inconfutabile: il viaggio di ritorno sembra sempre più breve di quello d’andata. Una sensazione che tutti abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita e che, benché appaia illogica, ha una dimostrazione scientifica. No, il motivo per cui il viaggio di ritorno ci sembra sempre più breve e …

Bruneau

Weekend fuori porta e vacanze sono la prova inconfutabile: il viaggio di ritorno sembra sempre più breve di quello d’andata. Una sensazione che tutti abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita e che, benché appaia illogica, ha una dimostrazione scientifica.


No, il motivo per cui il viaggio di ritorno ci sembra sempre più breve e più veloce non consiste nel fatto che conosciamo di già la strada: secondo uno studio finanziato dalla Netherlands Organization for Scientific Research si tratterebbe di uno scherzo della mente dovuto al fatto che all’andata il desiderio di giungere a destinazione ci porta a sottostimare il reale percorso da compiere e a percepirlo come più lungo.


Al ritorno invece, anche percorrendo gli stessi chilometri o impiegando lo stesso tempo, la durata complessiva ci appare inferiore anche del 20% mentre la realtà è che invece è quella la giusta stima del tempo necessario per percorrere quel tragitto.


Una spiegazione che ha una conferma nel vissuto dei pendolari: conoscendo perfettamente la strada che percorrono ogni giorno i commuter arrivano a stimare esattamente il tempo necessario per andare sia da casa al lavoro e viceversa, senza aspettative eccessive (cin mancherebbe…) e neutralizzando il cosiddetto “return trip effect” (“effetto da viaggio di ritorno”).