Nuovo protocollo smart-working: tutte le carte sul tavolo
Entro fine anno dovrebbe andare in firma il nuovo protocollo smart-working, al cui tavolo stanno lavorando aziende e sindacati. Sono molti i punti in discussione, perché dalla prima regolamentazione del lavoro agile, quella del 2017 che lo inquadra come lavoro subordinato che lascia autonomia al lavoratore su tempi e modi di esecuzione, di cose ne …
Entro fine anno dovrebbe andare in firma il nuovo protocollo smart-working, al cui tavolo stanno lavorando aziende e sindacati. Sono molti i punti in discussione, perché dalla prima regolamentazione del lavoro agile, quella del 2017 che lo inquadra come lavoro subordinato che lascia autonomia al lavoratore su tempi e modi di esecuzione, di cose ne sono cambiate parecchie. Tra tutte: il lavoro smart in emergenza, obbligato dalla pandemia che stiamo ancora attraversando.
E così con il nuovo protocollo smart-working si sta tentando di dare forma e ordine a quanto finora fatto in modo informale e disordinato, ricorrendo de facto a uno smart-working decisamente vario, dal lavoro agile nel vero senso della parola al telelavoro che ha duplicato (in peggio) le modalità di lavoro in ufficio.
Sul tavolo di lavoro (smart) ci sono tanti punti: il passaggio dagli accordi individuali a una cornice di accordo almeno aziendale (oggi siamo appena al 30%, secondo le fonti sindacali), l’adesione volontaria con accordo individuale (bypassato in fase emergenziale), la tutela dei tempi di disconnessione nonché di salute e sicurezza dei lavoratori in smart working. Tanti punti enfatizzati proprio durante questi lunghi mesi di pandemia, che se ha avuto un merito è quello di aver dato un’accelerazione al lavoro agile anche in Italia.