In un mondo sempre più orientato all’innovazione non è banale sapere da dove nascono competenze come la creatività e il cosiddetto pensiero laterale. E tra i tanti fattori che possono influenzare i livelli di creatività un ricercatore della Concordia’s John Molson School of Business ha voluto capire se può rientrare anche la struttura sociale del paese di provenienza.
Ovvero: la creatività dipende anche da dove nasciamo? O meglio: vivere in un paese spiccatamente individualista rispetto a uno di mentalità più collettivista influenza la creatività e l’innovazione?
Il professor Gad Saas ha condotto una serie di test tra gli studenti delle università di Montreal (Canada, considerato un paese individualista) e Taipei (Taiwan, di mentalità più collettivista) valutando 5 fattori comuni a ogni tecnica di brainstorming:
1. Il numero di idee generate
2. La qualità delle idee
3. Il numero di pareri negativi per ogni gruppo (cose come: “Questa è un idea assurda”)
4. L’intensità dei commenti negativi (“Questa idea non funziona” è ben diverso da “Questa è un’idea stupida”)
5. Il livello di abitudine a valutare la propria performance creativa rispetto a quelle di altri gruppi di confronto
I risultati – pubblicati sul Journal of Business Research – accreditano il fatto che quando si tratta di creatività, gli studenti canadesi hanno dimostrato di produrre più idee in generale, con anche un livello superiore di commenti negativi; ma dal punto di vista della qualità delle idee (valutate da un comitato indipendente) sono gli studenti di Taipei ad aver raggiunto performance migliori.
“Per massimizzare la produttività dei gruppi di lavoro sempre più internazionalizzati, manager e aziende globali devono tener conto delle differenze culturali, soprattutto tra paesi occidentali e orientali” ha commentato il professor Saad.