Purtroppo ritrovarsi senza lavoro è una possibilità sempre più frequente. L’epoca dei rapporti di lavoro dall’assunzione alla pensione è ormai finita da un pezzo, e avere dei periodi di non lavoro è ormai quasi la normalità. Normalità in termini statistici più che psicologici, perché perdere il lavoro è sempre un momento difficile da gestire. Certo …
Purtroppo ritrovarsi senza lavoro è una possibilità sempre più frequente. L’epoca dei rapporti di lavoro dall’assunzione alla pensione è ormai finita da un pezzo, e avere dei periodi di non lavoro è ormai quasi la normalità. Normalità in termini statistici più che psicologici, perché perdere il lavoro è sempre un momento difficile da gestire. Certo tra un neolaureato all’inizio della propria carriera che non si vede rinnovare lo stage e un cinquantenne che rischia di rimanere estromesso dal mercato del lavoro ci sono profonde differenze. E così tra chi ha competenze tali da potersi ricollocare più o meno rapidamente e chi invece ne ha poche da spendere nel proprio profilo.
Ma al di là del fatto che ogni storia è personale, e non esiste una ricetta infallibile per tutti, rimane il fatto che ritrovarsi senza lavoro deve prima di tutto innescare un meccanismo di reazione. Reazione che deve essere razionale più che emotiva, pratica più che velleitaria. Reazione che deve portare sostanzialmente a rimettersi in gioco, analizzare la situazione e – infine – trovare una nuova occupazione.
L’alternativa? Un senso di smarrimento, sconforto e sfiducia che non può che peggiorare la situazione, precludendo ogni eventuale nuova strada professionale.
Che fare quindi? Organizzarsi, e tenere a mente qualche semplice, ma pratico, consiglio.
1. Emotività a tempo
Rabbia, panico, depressione, sfiducia sono tutte reazioni emotive più che legittime nel motivo in cui ci si ritrova senza lavoro. E nelle giuste dosi sono anche necessari per “digerire” emotivamente la situazione. Non siamo di ghiaccio, o almeno non tutti. Ma l’emotività deve avere un tempo, un tempo ragionevole. Terminato il quale ci si rimboccano le maniche e si comincia a reagire.
2. Riempire il vuoto
Il vuoto è la conseguenza più assordante del ritrovarsi senza lavoro. Dalla sveglia all’alba alle corse quotidiane si passa a un tempo dilatato in cui non si ha nulla, o quasi, da fare. E qui ci sono due reazioni: cadere in depressione aspettando che il tempo passi, oppure lanciarsi in una furente ricerca del primo lavoro utile. Il giusto sta nel mezzo, come sempre: in primis si organizza una nuova routine, che può e deve prevedere anche impegni extra professionali; ma si fissano anche degli orari in cui si lavora per cercare lavoro. In pratica una nuova routine lavorativa.
3. Fare un bilancio (economico)
Inutile negarlo: perdere il lavoro è (anche, se non soprattutto) un problema economico. Per qualche fortunato che può gestire in tutta serenità la fase di transizione, la normalità è quella di pensare a come si farà senza uno stipendio. Il punto di partenza è fare un bilancio: di quanto si dispone, quali sono le spese che non si possono tagliare, quali invece che si possono eliminare, o almeno limitare. E quindi quanta autonomia di navigazione si avrà nel mare della ricerca di un nuovo impiego.
4. Informarsi sugli ammortizzatori sociali
È la conseguenza del punto 3. La buona notizia è che in Italia lo Stato tutela chi perde il lavoro; la cattiva è che muoversi nella selva di norme degli ammortizzatori sociali è uno sport estrema. Se non hai qualche conoscenza personale che ti possa aiutare, ci sono i cosiddetti “corpi intermedi” come patronati, sindacati e altre associazioni di categoria che possono aiutarti in questo senso.
5. Studiare
Non così banale come potrebbe sembrare. Dopo anni di lavoro, pensare di tornare a studiare ha un po’ il sapore del tempo perso e sottratto alla “vera” ricerca di un altro lavoro. In realtà è il momento migliore per completare o aumentare le proprie competenze, e non è affatto tempo perso. Anzi. Anche in questo caso ci sono tantissimi corsi finanziati che possono essere utili per ricollocarsi dopo la perdita dell’impiego. Potrebbe anche capitare che scopri di voler far altro, e che la soluzione è cambiare settore, se non vita.
6. Aggiornare il CV
Il tempo sospeso tra un lavoro e l’altro è quello perfetto per aggiornare il CV. Il che non significa semplicemente aggiungere una riga, ma rifocalizzarlo in base ai nuovi obiettivi di carriera, alle nuove esigenze, al nuovo percorso che si vuole intraprendere. Ma attenzione: aggiornare il CV è un lavoro, e in certi frangenti può essere utile farsi aiutare, da un’agenzia del lavoro, da una società di recruiting o da qualcuno che si occupa di risorse umane.
7. Fare networking
Tutti siamo immersi in reti di relazioni professionali e personali. E sono il primo strumento della ricerca di nuove opportunità. Il tutto senza nascondere il fatto che ci si è ritrovati senza lavoro e si sta cercando un nuovo impiego. Come sempre: da cosa nasce cosa, e spargere la voce avrà anche un effetto liberatorio dal punto di vista psicologico.