Se gli allenatori di calcio lavorassero in ufficio

Ci siamo chiesti cosa succederebbe se gli allenatori di calcio lavorassero in ufficio con gli stessi atteggiamenti che adottano in panchina. Ecco le illustrazioni.

Se gli allenatori di calcio lavorassero in ufficio

Il mondo del pallone appassiona moltissimi tifosi per le prodezze tecniche dei calciatori e gli esempi di sportività e gioco di squadra di cui ci rende spettatori. Ma è anche è un mondo fatto di episodi meno nobili e, se vogliamo, un ambiente di lavoro che concede ai suoi dipendenti qualche libertà in più rispetto alle stringenti regole a cui sono sottoposti i lavoratori in ufficio. Con i mondiali di Russia alle porte, abbiamo voluto ripercorrere alcuni degli episodi più sensazionali con protagonisti gli allenatori.

Anche se sono i giocatori ad essere sovente nel mirino dei media, per comportamenti discutibili dentro o fuori dal campo, alcuni degli episodi più eclatanti della storia di questo sport sono avvenuti a bordocampo. Sono proprio gli allenatori che sotto il peso della responsabilità per il risultato, dovendo rendere conto ai tifosi da una parte e alla dirigenza dall’altra, spesso perdono le staffe esibendosi in comportamenti bizzarri.

Vi ricordate l’audace corsa di Mazzone o la furia di Delio Rossi? Qui alla Viking abbiamo raccolto alcuni degli episodi più famosi avvenuti nei campionati europei e ci siamo chiesti come sarebbero gli allenatori, con gli stessi atteggiamenti estremi che adottano in campo, nei panni di manager d’azienda in un ambiente di lavoro con regolamenti molto più rigidi. Chissà quanti fascicoli interni le risorse umane dovrebbero aprire, stipando il classificatore per cartelle di procedimenti disciplinari per i comportamenti non idonei all’ambiente di lavoro.

Dato che le illustrazioni ci piacciono molto, dopo le recenti vignette realizzate per noi da Julia Bereciau, abbiamo chiesto a Emanuel Wiemans, celebre illustratore olandese già autore di lavori per Heineken, Philips, Ben & Jerry’s (solo per citarne alcuni), di illustrare per noi questi episodi.
Osvaldo Danzi, recruiter ed esperto di risorse umane, fondatore del magazine SenzaFiltro e della Business Community FiordiRisorse, già collaboratore di Wired Italia, ha commentato con noi questo divertente parallelismo tra panchina e ufficio.

SERIE A

ROSSI – LJAJIC

rissa Rossi Ljajic
Delio Rossi e Ljajic si azzuffano © Viking

Al 32’ minuto di Fiorentina-Novara, il 2 maggio del 2012, l’allenatore dei viola Delio Rossi, che sta perdendo 2-0 in casa, decide di sostituire Ljajic con Olivera. Il trequartista serbo, mentre raggiunge la panchina, si lascia scappare un applauso ironico rivolto al tecnico. Rossi gli si scaglia contro mettendogli le mani in faccia. I suoi collaboratori cercano di trattenerlo ma Delio Rossi è incontenibile, colpisce Ljajic e, tra pugni e sberle, da inizio ad uno scontro degno di un ring. Delio Rossi viene esonerato e squalificato per 3 mesi.
Abbiamo immaginato il tecnico come un manager d’azienda, che dopo un commento di un dipendente gli si scaglia contro generando una rissa tra le scrivanie dell’ufficio. Sappiamo che solitamente il contratto collettivo sanziona, con il licenziamento, infrazioni gravi come la rissa in azienda. Al di là del deplorevole comportamento, una reazione di questo tipo non si addice al ruolo professionale del manager che deve essere una figura carismatica capace di gestire anche gli aspetti più complicati delle relazioni che intercorrono in azienda.

CARLO MAZZONE

Mazzone corre imprecando
Carlo Mazzone corre imprecando © Viking

È il 30 settembre 2001. Carlo Mazzone nel corso di un vivace derby Brescia-Atalanta si lancia in una cavalcata verso la curva avversaria insultando i tifosi che nel corso della partita lo avevano provocato. Il giudice sportivo punì Mazzone con 5 giornate di squalifica.
Eccolo Mazzone, nei panni di un marketing manager, che corre come un pazzo verso il reparto produzione per sbraitare contro il collega forse responsabile di aver creato un prodotto difettoso.
In un ambiente di lavoro è normale che vi siano momenti di tensione e incomprensioni tra colleghi. Nel caso dei manager, che rappresentano figure con più esperienza e con un grado di responsabilità maggiore, ci i aspetta però un comportamento adeguato alla carica che ricoprono, compresa la capacità di controllo dello stress, proprio per fare da esempio al personale gestito.

LIGUE

DAVID LE FRAPPER

commento sessista di David Le Frapper
David Le Frapper rivolge un commento sessita © Viking

Era il 2015, dopo la partita Valenciennes-Laval, David Le Frapper fece un commento sessista verso l’arbitro donna Stephanie Frappart che non aveva assegnato un rigore secondo lui valido, dicendo: “…una donna che viene ad arbitrare uno sport maschile…è complicato…non dovresti svolgere una professione non adatta a te…”. Le Frapper venne sanzionato con due giornate di squalifica per questa dichiarazione.

Non è la prima volta che il campionato francese vede uno dei suoi protagonisti esporre commenti discriminatori. Nel 2014 l’allenatore del Bordeaux Willy Sagnol fece un commento di stampo razzista riguardo i calciatori africani. Sagnol affermò “…Il vantaggio dei giocatori africani è che sono più economici e pronti per combattere in campo. Ma il calcio vuole anche tecnica, intelligenza e disciplina. Devi avere tutte queste caratteristiche”.
Dopo le molte battaglie per la parità dei sessi e l’uguaglianza di trattamento, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro e le opportunità di carriera, comportamenti di questo tipo non dovrebbero fare parte dello stile manageriale e, anzi, dovrebbero essere sempre combattuti e deprecati.

ALLENATORI OLANDESI

Nel caso dell’Olanda abbiamo analizzato due episodi che hanno visto come protagonisti allenatori olandesi che lavorano in campionati esteri.

GUUS HIDDINK

Guus Hiddink in ufficio
Hiddink con atteggiamento avaro in ufficio © Viking

L’allenatore della Russia Guus Hiddink, fu condannato da un tribunale olandese a 10 mesi di reclusione con la condizionale a ad una multa di 45.000 euro per evasione fiscale. Hiddink aveva evaso il fisco per 1,4 milioni di euro tra il 2002 e il 2003.
Hiddink è rimasto nella memoria dei tifosi italiani per il famigerato ottavo di finale degli azzurri contro la Corea del Sud, di cui era allenatore. Era il 2002 e l’incontro arbitrato da Byron Moreno costituirà uno degli episodi più eclatanti del presunto pilotaggio di quel mondiale.

Eccolo come manager d’azienda, con aria avara si guarda bene dal versare la propria quota nella raccolta soldi per il regalo di un collega.

LOUIS VAN GAAL

Louis van Gaal multa per ritardo a pranzo
Louis van Gaal infligge una multa per il ritardo a pranzo © Viking

Marouane Fellani, giocatore del Manchester United, dichiarò nel 2015 che l’allenatore Louis van Gaal aveva multato alcuni giocatori per essere arrivati a pranzo con un ritardo di un solo minuto. Van Gaal è sempre stato al centro dell’attenzione di molti giornalisti  sportivi per gli atteggiamenti piuttosto originali. Ad esempio, dopo le partite era solito mandare delle mail ai giocatori allegando video e immagini degli errori che avevano commesso in partita. Secondo Luca Toni, durante il periodo al Bayer Monaco, l’allora allenatore Van Gaal si calò addirittura i pantaloni davanti ai giocatori come gesto autoritario.
Nei panni di un manager, immaginiamo van Gaal che sanziona i dipendenti che si presentano in ritardo alla mensa aziendale. Comportamento alquanto insolito e che di sicuro muoverebbe moltissime lamentele da parte dei poveri lavoratori.

BUNDESLIGA

NORBERT MEIER

Norbert Meier cade a terra
Norbert Meier stramazza al suolo dopo aver tirato una testata © Viking

Era il 2005 quando Norbert Meier allenatore del Duisburg scagliò una testata al calciatore avversario del Colonia Albert Streit prima di lasciarsi cadere al suolo simulando di aver subito un’aggressione. Il tecnico fu squalificato per 3 mesi e multato per 12.500 euro. Immaginiamo Meier che nel corridoio degli uffici stramazza al suolo dopo aver dato una testata ad un collega. Il bizzarro siparietto, alquanto improbabile e inaspettato per un manager, verrebbe sanzionato molto severamente dai vertici di una società.

Il campionato tedesco ha vissuto un altro momento saliente di follia sul campo nel maggio del 2000: l’allenatore Eugen Hach della Alemannia Aachen mise le mani al collo all’attaccante brasiliano Franklin nella partita contro Energie Cottbus. Venne squalificato per tre mesi e multato di 15.000 Marchi.

LA LIGA

MOURINHO – VILANOVA

Mourinho mette le dita negli occhi a Vilanova
Mourinho infila le dita negli occhi a Vilanova © Viking

In questo episodio passato alla storia, Jose Mourinho mise le dita negli occhi dell’assistente allenatore del Barcellona, che reagì spintonandolo, durante un incontro della Supercoppa di Spagna. L’allenatore portoghese perse il controllo dopo un brutto intervento del difensore del Real Madrid Marcelo su Cesc Fabregas, giocatore del Barcellona. Mourinho e Vilanova furono multati dalla federazione di calcio spagnola per la somma di 600 Euro cadauno, a cui si aggiunsero le multe inflitte dalle società ai due allenatori: 180 euro per Mourinho e 90 euro per Vilanova.

FRANK RIJKAARD

Rijkaard sfonda la porta
Frank Rijkaard sfonda il vetro con un pugno © Viking

Nel 2007, durante lo scontro contro l’Espanyol, finito con una sconfitta 3-1, Frank Rijkaard, che allenava il Barcellona, sfondò con un pugno la panchina con una reazione stizzita al secondo gol degli avversari.

Osvaldo Danzi, specialista HR e con una lunga esperienza nel settore, ha commentato con noi questi episodi.

A COSA ANDREBBE INCONTRO UN MANAGER COMPIENDO QUESTE AZIONI IN AMBIENTE DI LAVORO?

Questi esempi sono la dimostrazione che anche nello sport, come nelle aziende, non sempre i comportamenti sono virtuosi e che continuare a prendere come riferimento lo sport per promuovere lo spirito di squadra, il fair play, l’attenzione alle regole è poco più di una moda che HR manager poco fantasiosi si tramandano di stagista in stagista. Da Mourinho a Mazzone al più recente episodio capitato a Valentino Rossi o in tempi ancor più lontani la testata di Zidane a Materazzi, o ancora la famosa “mano de Dios” di Maradona evidenziano che la competizione a livelli professionali è fortemente caratterizzata da episodi deplorevoli e da manager vincenti sul campo ma perdenti eticamente. Atteggiamenti di questo tipo in aziende strutturate non sarebbero mai accettati e anzi, sarebbero sanzionati pesantemente. In questo mi sento di dire che l’azienda è molto più rigorosa dei campi da gioco.

COME SI PUÒ PROMUOVERE LA RISOLUZIONE DEI CONFLITTI?

Non si dovrebbe mai arrivare a questo livello di tensione in azienda. Un capo deve saper gestire i propri collaboratori con grande obbiettività. Là dove il carattere non aiuta, vengono in soccorso corsi di formazione (ormai tantissimi), coaching personale e attività di team building per insegnare alle persone a lavorare insieme. Certo, se a questi corsi i capi sono sempre assenti (come spesso accade) il risultato non può che essere inadeguato.

RICORDA DI EPISODI SIMILI DI CUI SEI VENUTO A CONOSCENZA NELLA TUA CARRIERA?

A parte qualche episodio di mobbing che in certe aziende è piuttosto frequente quando non si ha la capacità di gestire collaboratori non più graditi, mi viene da pensare a tutti quei Top Manager che hanno la necessità di farsi accompagnare da propri collaboratori fidati quando cambiano azienda, facendo licenziare tutti coloro che magari avevano competenze ma sicuramente una conoscenza migliore dell’azienda mutuata magari da tanti anni di militanza. Ecco, quel tipo di manager lo trovo piuttosto penoso perché evidenzia una chiara incapacità di adattamento, ha la necessità di replicare all’infinito il suo modello in tutte le aziende in cui viene chiamato a collaborare, ma soprattutto sente la necessità di non dover rispondere ad obiezioni, circondandosi di collaboratori con cui l’accordo è chiaro fin da principio.

CHE PROBLEMI AVREBBE UN MANAGER CHE COMPIE QUESTE AZIONI A TROVARE UN NUOVO LAVORO?

Probabilmente fino a qualche anno fa difficilmente si sarebbe venuto a sapere di comportamenti poco leciti nel percorso di un manager. Oggi i social e i canali di comunicazione sempre più alla portata di tutti, permettono di verificare referenze e di far circolare le notizie in modo veloce e molto diretto. Credo che convenga a tutti i manager lavorare molto attentamente sulla propria reputazione.

Ringraziamo Osvaldo Danzi per l’opinione esperta ed Emanuel Wiemans per le bellissime illustrazioni. Hai mai assistito ad episodi simili nella tua vita lavorativa? Vuoi raccontarci di un avvenimento in particolare che ti è rimasto impresso? Puoi scriverci sulla pagina Facebook Viking Italia.