Lo smart working è una modalità di lavoro in forte crescita: secondo i dati del Global Workplace Analytics, dal 2005 a oggi la forza lavoro da remoto è aumentata del 140%, che è un numero notevole sia in termini percentuali che di conseguenza in numeri puri. Tuttavia lo smart working non è semplicemente lavorare da casa ed è sempre più una lavoro “agile” che riguarda molti aspetti, da quelli pratici e organizzativi a quelli di predisposizione personale dello smart worker, dei suoi colleghi, dei suoi capi e dell’azienda tutta. Certo ci sono vantaggi indubbi (banalmente risparmiare un giorno a settimana di pendolarismo, con spese di carburante, usura dell’auto, spese per i mezzi pubblici, pasti fuori casa, caffé compreso è un bel risparmio economico) e vantaggi indotti (un paio d’ore in meno al giorno per andare e tornare dal lavoro sono un paio d’ore in più da dedicare a se stessi o alla famiglia) ma nello smart working ci sono pro e contro da valutare attentamente. Per non trasformare il sogno di lavorare dalla spiaggia nell’incubo di non riuscire a lavorare o quello di lavorare continuamente.
Smart working: i Pro e Contro del lavoro agile
Risparmio economico individuale ma anche riduzione dei consumi, maggior produttività ma anche lavoro senza limiti, maggior indipendenza ma anche solitudine: lo smart working ha numerosi pro e contro, e molti aspetti hanno anche un rovescio della medaglia.
Smart working: un bel risparmio economico
Certo evitarsi almeno un giorno a settimana il viaggio di andata e ritorno verso l’ufficio, i pasti fuori e tutto quanto rappresenta un costo per lavorare è un bel risparmio individuale, che in alcuni casi può diventare anche di qualche migliaia di euro l’anno. Però è anche vero che quelli, a livello macroeconomico, diventano anche una riduzione dei consumi, perché per ogni caffè che non beviamo al bar c’è un barista che non emette uno scontrino corrispondente.
Smart working: meno inquinamento e intasamento
È evidente: meno persone che si spostano da casa al luogo di lavoro, e viceversa, significano anche minor intasamento di strade e mezzi pubblici e minor inquinamento. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: lavorare da casa significa consumare elettricità, tenere acceso il riscaldamento in inverno o l’aria condizionata in estate, e a livello di macro dimensioni anche questo è da soppesare con attenzione.
Smart working: non basta un bel computer
La visione più ingenua dello smart working è quella secondo la quale basta un bel computer e il gioco è fatto. Non è così: un bel computer senza una connessione stabile e potente è come un motore senza benzina, e nel nostro Paese sono ancora molti i centri non raggiunti dalla fibra ottica o almeno dalla banda larga, senza le quali lavorare da casa può diventare un calvario.
Smart working: solitudine vs team work
C’è chi, alle prime esperienze di smart working, si sente inevitabilmente solo e abbandonato, abituato com’è a stare in mezzo ai colleghi, magari in un open space. È un salto mentale non da poco e non banale, per il quale serve anche opportuna formazione oltre che gli strumenti di comunicazione adeguati, come App di condivisione documenti e chat professionale.
Smart working: tempo libero vs over working
Il sogno è poter lavorare dalla spiaggia, o dalla casa di vacanza, potendo godere di un sacco di tempo libero. L’incubo di ritrovarsi a lavorare sempre, anche nelle ore che prima erano destinate al tragitto casa-lavoro o alla pausa pranzo, senza riuscire a organizzare il proprio tempo in funzione degli impegni professionali e dell’equilibrio vita-lavoro: non sono poche le storie di chi ha impiegato tempo prima di trovare la giusta routine per un soddisfacente smart working (secondo uno studio dell’Università di Cardiff, il 44% degli smart worker fatica a staccare dopo il lavoro rispetto al 38% del personale che lavora in luoghi fissi.)
Smart working o multitasking eccessivo?
Una cattiva gestione del tempo, degli spazi e dei limiti può trasformare i pro dello smart working nei contro di un multi tasking eccessivo: pensare che lavorare da casa sia il modo anche per fare la lavatrice, sistemare l’armadio, montare la libreria o portare la bici dal ciclista è il viatico più breve e diretto per non riuscire a fare bene praticamente nulla, saltellando continuamente da una cosa all’altra senza mai essere davvero concentrati in nulla.
Lo smart working non è lavorare in pigiama dal divano di casa
È la visione più banale e banalizzata dello smart working: lavorare in pigiama dal divano di casa. Certo magari non è necessario indossare l’abito da ufficio e mettere la cravatta, ma anche la forma è sostanza e sapersi ritagliare uno spazio fisico ben definito da riservare al tempo del lavoro, e darsi una routine come se si andasse in ufficio, sono i paletti necessari per non dimenticare che si sta lavorando davvero.