La DAD, la didattica a distanza, è di nuovo tra noi. Ecco poche regole per insegnanti e studenti per sopravvivere alla scuola da casa
Ci risiamo. on il DPCM del 25 ottobre 2020 per il 75% degli studenti delle scuole superiori si torna alla didattica a distanza. Un modo elegante per dire che si resta a casa davanti a un computer a seguire le lezioni. Per fortuna nella stragrande maggioranza delle situazioni l’esperienza del primo lockdown è servita: ora almeno non si improvvisa più su una miriade di pattaforme e qualche buona pratica è stata ormai consolidata. Però ci risiamo di nuovo, occorre ancora sopravvivere alla DAD. Come fare? Dandosi alcune semplici ma ferre regole.
1. Le mail una volta al giorno.
Massimo due, inteso come mattina prima di cominciare le lezioni e sera per una verifica delle comunicazioni. Vale per i docenti, vale per gli studenti. La scuola è sopravvissuta per secoli senza le mail e non c’è bisogno di trasformala in un mailificio. Poche comunicazioni essenziali – i lavori da fare, i lavori restituiti – ed eventualmente gli avvisi. Il resto è rumore di fondo inutile.
2. Pochi gruppi WhatsApp
Ok, gli studenti ne avranno una proliferazione, e per loro forse è più difficile farne a meno (anche se non sanno quanto gli farebbe bene disintosiccarsene). Ma per gli insegnanti è una questione di sopravvivenza: niente gruppi con gli studenti, niente gruppi con i genitori (anche qui, la scuola è sopravvissuta per secoli senza i gruppi WhastApp) e al massimo uno, unico e ufficiale, con i colleghi. Al massimo.
3. Orari chiari e tassativi
Vale per l’inizio e la fine delle lezioni, vale per i colloqui con i genitori, vale per le riunioni con i colleghi, vale per le videochiamate con il dirigente scolastico. Se c’è una cosa che la scuola può imparare dal mondo aziendale per quanto riguarda il “lavoro da remoto” è la gestione dei tempi. se la riunione deve durare 45′, dura 45′. Se il colloquio deve durare 15′, dura 15′. Il fatto di essere “comodamente a casa propria” non è un buon motivo per dilatare questi tempi.
4. Ricordarsi che esistono ancora libri e quaderni
La prima volta fu il caos: foto di compiti mandate alla rappresentante sul gruppo WhatsApp, compiti ed elaborati caricati visibili a tutti su ClassRoom, temi inviati per chat e chi più ne ha più ne metta. Ora un po’ d’esperienza è stata fatta, gli strumenti digitali sono stati acquisiti, ma sì, ricordiamoci che per studiare e fare i compiti i cari, vecchi e buoni libri e quaderni ci sono ancora. E funzionano benissimo.