Per trovare lavoro serve autostima

Per trovare lavoro serve autostima. Sì, servono anche competenze, un pizzico di fortuna, tenacia, un curriculum scritto come si deve e tutto il resto, Ma lo stato mentale, l’atteggiamento mentale, può fare molto per influire su tutti quei punti. A dirlo è Lorenzo Cavalieri, Managing Partner della società di consulenza e formazione Sparring, in un …

Per trovare lavoro serve autostima

Per trovare lavoro serve autostima. Sì, servono anche competenze, un pizzico di fortuna, tenacia, un curriculum scritto come si deve e tutto il resto, Ma lo stato mentale, l’atteggiamento mentale, può fare molto per influire su tutti quei punti. A dirlo è Lorenzo Cavalieri, Managing Partner della società di consulenza e formazione Sparring, in un interessante articolo su Il Sole 24 Ore che parte dal vissuto profondo di chi sta cercando un lavoro. L’assunto è semplice: se cerchi lavoro è perché non ce l’hai, oppure quello che hai non ti soddisfa, sia economicamente che come prospettive di crescita. Nell’uno come nell’altro caso questo si traduce da un lato con un senso di privazione (il vecchio slogan “voglio ciò che mi spetta”?) e dall’altro con un senso di inadeguatezza e sconfitta (“non riesco ad avere ciò che vorrei”).


Privazione e difetto che si rimbalzano tra di loro e si traducono in 3 atteggiamenti:


  • Scarsa autostima
  • Risentimento sociale
  • Pessimismo

Tradotto: se non trovo lavoro è colpa mia, sbaglio e sono un incapace. Anche gli altri però non mi aiutano. È tutto perso, tanto vale lasciar stare.


Ma come influisce questo stato d’animo sulle possibilità di trovare un lavoro? Influisce nella misura in cui, consapevolmente o meno, comunichiamo negatività, sfiducia, scoramento a chi dovrebbe valutarci ed eventualmente assumerci. E nella testa, e negli occhi, dei selezionatori non ci sono solo le hard skill ma anche le soft skill. Anzi, le seconde sono diventate nel tempo sempre più preponderanti nella scelta di un profilo professionale. E a parità di competenze (e forse, se non spesso, anche non a parità di competenze) un selezionatore, un datore di lavoro, un responsabile delle risorse umane propenderà sempre per chi ha un atteggiamento propositivo e ottimista rispetto a chi, nelle parole e negli atteggiamenti, esprime rassegnazione, rabbia, sfiducia.